Malumori dopo il doppio arresto legato alla Argo 1. Stefano Moro di Securitas: «Fango sulla categoria». Il granconsigliere Giorgio Galusero: «Queste ditte hanno troppo potere»
CAMORINO – «Oggi gli agenti di sicurezza fanno quasi il lavoro dei poliziotti. Non si può dare questo incarico a chiunque. Bisogna fare ancora più verifiche sulla condotta dei candidati». È l’opinione di Giorgio Galusero, granconsigliere ed ex tenente della polizia cantonale, sul recente doppio arresto legato a una ditta di sicurezza del Bellinzonese, la Argo 1. Il primo arrestato, svizzero di origini italiane, titolare dell’azienda, avrebbe commesso diverse irregolarità. Il secondo, un dipendente di origini turche, avrebbe addirittura legami con l’ISIS. «Questa situazione – dice Stefano Moro, direttore di Securitas, tra le principali ditte di sicurezza ticinesi – getta ombre e fango su tutto il settore. L’opinione pubblica fa in fretta a pensare che in questo ambito lavorino tutti con superficialità».
Una documentazione approfondita – Attualmente sono circa 130 le aziende e i privati autorizzati dalla polizia cantonale a esercitare attività di sicurezza e di investigazione su suolo ticinese. Anche se poi a essere effettivamente attive sono solo circa 80 di queste imprese. «In Ticino – sottolinea Moro –, dopo il colloquio di assunzione e dopo una settimana di formazione iniziale, con tanto di esame, ogni neo assunto deve inviare all’Ufficio dei permessi e dei passaporti della polizia cantonale sia l’estratto del casellario giudiziale sia quello dell’ufficio esecuzione e fallimenti. Se l’autorizzazione viene concessa, poi deve essere rinnovata ogni tre anni».
Gli interrogativi – Insomma, un sistema a prova di bomba. O forse no. Evidentemente qualcosa, con la Argo 1, sembra non essere funzionato. «È molto strano – commenta Moro –. Non so cosa pensare. La procedura, di base, dovrebbe escludere situazioni simili».
La giungla – La realtà è che quella delle ditte di sicurezza in Ticino è una vera e propria giungla. Con aziende affermate, che lavorano con grande professionalità. E con altre imprese, in cui certi aspetti sono un po’ meno chiari. Alcuni, e non è un mistero, scelgono di fare l’agente di sicurezza come ripiego.
Personale di origine straniera – E poi c’è un problema di fondo. «Si sa che queste ditte assumono spesso persone provenienti dall’estero – fa notare Galusero –. Quando presentano il casellario giudiziale svizzero, il documento certifica il comportamento della persona solo all’interno della Confederazione. I candidati dovrebbero presentare anche i certificati esteri. Però poi è sempre difficile stabilire da dove vengano veramente questi documenti. Sia ben chiaro, il mio non è razzismo».
Un passato misterioso – La perplessità di Galusero è condivisa anche da Moro. «Noi cerchiamo di privilegiare i residenti in Ticino proprio per questo. Quando assumi una persona che arriva da lontano è più difficile ricostruire il suo passato. La possibilità di essere tratti in inganno esiste. Non va dimenticato che i compiti che dobbiamo assolvere sono particolarmente delicati».
Troppe responsabilità – Galusero, a tal proposito, pone l’accento su un’altra questione significativa. «A furia di delegare, la polizia ha attribuito troppe responsabilità a queste ditte di sorveglianza private. Ritengo che alcuni compiti, come ad esempio la sorveglianza in centri minorili, debbano essere rivisti e ridistribuiti. Queste ditte hanno troppo potere. Determinate cose le dovrebbe fare solo la polizia».