Durante la cerimonia di commemorazione è stata posata una statua all'Archivio di Stato. Bertoli: «Percorriamo il cammino verso la verità, evitando di cadere nell'oblio». Gianora: «Restiamo vigili»
BELLINZONA - Palazzo delle Orsoline ha ospitato oggi una cerimonia di commemorazione dedicata alle vittime di misure coercitive a scopo assistenziale e di collocamenti extrafamiliari. Il Presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli ha presentato le scuse ufficiali delle autorità del nostro Cantone, in un momento che ha segnato il culmine del processo di elaborazione di una pagina buia nella storia svizzera e ticinese.
Un periodo buio per la Svizzera - Migliaia di persone residenti in Svizzera, dai primi decenni del secolo scorso al 1981, hanno visto la loro libertà violata da misure coercitive a scopo assistenziale o collocamenti extrafamiliari. Il processo di rielaborazione di questo triste capitolo della storia recente della Confederazione ha avuto inizio nel 2013, con il riconoscimento ufficiale dell’accaduto da parte del Consiglio federale e con le scuse presentate da Simonetta Sommaruga, a nome di tutto il Governo. Anche il Ticino si è unito a questo processo di elaborazione, culminato oggi in un evento organizzato a Palazzo delle Orsoline.
Per non dimenticare - A nome del Consiglio di Stato, il Presidente Manuele Bertoli ha presentato le scuse ufficiali alle vittime, affermando che «è compito di una società civile percorrere il cammino verso la verità, evitando di cadere in un facile oblio». Walter Gianora, Presidente del Gran Consiglio, ha posto l’accento sull’esigenza di rimanere vigili, «affinché le leggi decise dalla politica siano in futuro sempre uno strumento di giustizia».
Passi avanti - I passi compiuti a livello federale sono poi stati illustrati da Luzius Mader, Vicedirettore dell’Ufficio federale di giustizia e Delegato federale per le vittime di misure coercitive a scopo assistenziale. La prima parte della commemorazione si è quindi conclusa con la proiezione dell’intervista a una vittima e con un intervento in sala di Sergio Devecchi, anch’egli vittima di misure coercitive.
Una statua in ricordo - La direttrice della Divisione della cultura Raffaella Castagnola ha in seguito presentato la scultura dell’artista ticinese Mattia Bonetti che è stata collocata presso l’Archivio di Stato, affinché mantenga viva la memoria dell’accaduto e possa testimoniare gli sforzi delle autorità per riparare ai torti compiuti.
160 vittime ticinesi - In Ticino sono al momento oltre 160 le persone che si sono rivolte ai servizi cantonali per ricevere sostegno o ricercare documentazione. A questo proposito, va ricordato che domenica 31 marzo scadrà il termine per avviare la procedura necessaria a ottenere il contributo di solidarietà stabilito dal Parlamento federale.