Nei primi quattro mesi dell’anno sono stati aperti 11 procedimenti per infrazione alla legge sulla dissimulazione del volto: dieci per tifosi di calcio e hockey, una per Deadpool
BELLINZONA - La legge sulla dissimulazione del volto in Ticino colpisce principalmente gli ultras. Lo dimostrano i dati della polizia cantonale relativi ai primi quattro mesi del 2018, presentati oggi dal SonntagsBlick: sono undici i procedimenti penali aperti da gennaio a maggio, di cui dieci nei confronti di tifosi di calcio e hockey e una per l'ormai famoso cosplayer vestito da Deadpool fermato a Lugano mentre si recava all’anteprima del supereroe della Marvel.
Dai dati forniti dalle autorità cantonali al giornale sembra che per il 2018 si potrà parlare di un’inversione di tendenza rispetto ai due anni precedenti. Nel 2016 e nel 2017 erano infatti stati aperti circa 25 procedimenti l’anno, soprattutto contro donne che indossavano il niqab. La maggioranza erano cittadine svizzere convertite all’Islam che si erano recate in Ticino per protesta.
La Polizia comunale di Lugano nel 2017 ha emesso 20 contravvenzioni per dissimulazione del volto. Nessun caso di burqa, ma solo di niqab (16), chador (1) e passamontagna (3).
Una legge inutile, quindi? «Niente affatto» secondo il direttore del Dipartimento delle istituzioni: «Abbiamo sempre saputo che non si trattava di una questione legata alla quantità di infrazioni, ma piuttosto al principio». Un concetto che Norman Gobbi aveva già precisato a sei mesi di distanza dall’introduzione della nuova regolamentazione, quando le procedure avviate erano “solo” sei e una decina gli ammonimenti verbali. «Un risultato che può sembrare riduttivo, ma che presento con soddisfazione» aveva dichiarato sulle pagine del Mattino, aggiungendo: «La legge è stata introdotta per una questione di principio. Il nostro è uno stato di diritto, nel quale uomini e donne sono allo stesso livello e nel quale mostrare il volto è una questione sia di sicurezza sia di definizione e di protezione dei nostri valori».
Alla SonntagsBlick il direttore del Dipartimento delle istituzioni ha ora ribadito che la legge sulla dissimulazione del volto ha «implementato la volontà della gente» e soprattutto «garantisce maggiore sicurezza e difende i valori della nostra cultura».