Il caso di un cuoco 38enne del Luganese manda in tilt il sistema di collocamento. Ma non è l'unico
RIVERA - Il cuoco del grotto Winkelried di Rivera se ne è andato sbattendo la porta, il 3 maggio scorso, senza immaginare cosa sarebbe seguito. Silvio Plenzick, 38 anni, ha lavorato un mese e mezzo in cucina senza un contratto scritto, pagato in contanti dal datore di lavoro.
«Grave infrazione» - Esasperato, all'ennesima richiesta vana fa quello che l'Ufficio di collocamento gli dice di fare: se ne va. Ma alcune settimane dopo riceve una lettera dalla cassa disoccupazione di Unia, che lo sospende dall'indennità per un mese perché colpevole di una «grave infrazione».
Vuoto normativo - I cortocircuiti come quello in cui è invischiato Plenzick sono rari, ma non rarissimi. Unia spiega di essere «tenuta ad applicare la legge» che prevede una sanzione in caso di abbandono del luogo di lavoro. Alcune imprese approfittano del vuoto normativo: settimana scorsa cinque deputati socialisti hanno proposto un'iniziativa cantonale, per chiedere a Berna di vietare i rapporti di lavoro poco trasparenti. Ma per ora, buste paga e contratti scritti non sono obbligatori.
«Gli uffici sono in contatto» - Per gli uffici di collocamento è un bel problema. I casi di disoccupati ritiratisi da condizioni di lavoro indecenti (su richiesta degli Urc) e poi sanzionati (dalle casse disoccupazione) sono per fortuna poco frequenti in Ticino: i rispettivi uffici «sono quotidianamente in contatto nel contesto dell'esecuzione della legge» commenta il direttore della Divisione economia Stefano Rizzi.
Per fortuna c'è la Caritas - Ma i cortocircuiti non mancano: «Non è la prima volta ed è un peccato» spiega Stefano Frisoli della Caritas, che ha aiutato Plenzick a presentare ricorso contro la sanzione. «Non è un problema di malafede evidentemente, quanto di comunicazione. E a farne le spese sono i disoccupati». Intanto il cuoco 38enne (con figlia di 6 anni a carico) verrà aiutato dall'associazione ad affrontare il prossimo mese, in cui non avrà alcuna entrata. Sul suo caso «una valutazione dei fatti e del diritto verrà fatta in sede di ricorso» fa sapere il Dfe.