Spuntano due casi che sarebbero stati insabbiati. A piede libero ci sarebbero un paio di persone responsabili di atti discutibili. L’organizzazione smentisce ogni accusa
LUGANO – Presunti abusi sessuali insabbiati dagli “anziani”. Sembra esserci qualcosa di poco trasparente tra i testimoni di Geova nella Svizzera italiana. Due i casi recuperati da tio/20minuti nelle ultime settimane. Stando ad alcune testimonianze, sarebbero a piede libero almeno un paio di persone colpevoli di abusi su minori. I vertici dell’organizzazione, da noi contattati, intanto, respingono ogni ipotesi in tal senso.
Due storie controverse – Le vittime sarebbero due. Il primo caso risale a una quarantina di anni fa, a Lugano. La vittima, all’epoca, aveva sei anni. In seguito a un lungo percorso psicologico la donna ha trovato il coraggio di rivelare i fatti, ma nessuno all’interno dell’organizzazione le ha dato corda. Il secondo caso si è verificato nel nord Italia, su una ragazzina di quattordici anni, ma è stato segnalato agli “anziani” di Bellinzona. Stesso epilogo.
Priorità al prestigio – Da qualche anno il mondo dei testimoni di Geova è sotto pressione a livello internazionale. Oltre un migliaio i casi di abusi sessuali su minori rilevati da un’inchiesta condotta in Australia. Situazioni critiche anche in Italia e in Germania. In Svizzera sono circa 19'000 gli adepti. «Il modus operandi – ci racconta una delle nostre fonti – è lo stesso ovunque. Quando ti rechi dagli “anziani”, che rappresentano una specie di comitato dell’organizzazione, per esporre i fatti, loro cercano di convincerti a non denunciare, a mantenere il silenzio. La priorità va al prestigio dell’organizzazione».
Poche segnalazioni a Infosekta – Un recente rapporto di Infosekta, associazione con sede a Zurigo a tutela delle vittime delle sette, spiega come in Svizzera la maggior parte dei casi non venga resa pubblica. «Al momento – ammette Christian Rossi, uno dei consulenti dell’associazione – non riceviamo ancora tante segnalazioni. In Svizzera le vittime di abusi si rivolgono a persone specializzate».
Il caso ticinese che fa discutere – Rossi fa, tuttavia, riferimento al caso di una famiglia ticinese, la cui figlia sarebbe stata molestata da un membro dell’organizzazione. «Ne aveva riferito, nel 2017, anche la NZZ Am Sonntag. Gli anziani chiesero omertà da parte di tutta la famiglia».
La forza del perdono – «Bisogna pensare che la comunità religiosa è isolata dal resto della società – ci spiega un’altra persona che ha subito abusi – e poi c’è la regola dei due testimoni. Una seconda persona deve avere visto l’atto oltre alla vittima. Ti fanno il lavaggio del cervello. Basano tutto sul perdono».
Panni sporchi lavati in casa – In sintesi, se la persona che abusa di te si pente, allora è giusto perdonarla. «E tutto deve restare all’interno dell’organizzazione. Addirittura ti fanno pensare che quello che è accaduto possa capitare anche a te un giorno, che anche tu potresti in futuro cadere in errore e a quel punto solo Geova potrebbe giudicarti».
Una storia che andrebbe avanti da anni – Come anticipato, uno dei due casi presi in considerazione da tio/20minuti risale a una quarantina di anni fa. La protagonista della vicenda, nata in una famiglia di testimoni di Geova, ha dovuto intraprendere un lungo percorso psicologico per arrivare alla verità e trovare il coraggio di raccontare i fatti. Episodi verificatisi a Lugano. Abusi sessuali completi, i cui autori sarebbero ancora in circolazione. Non solo. Col passare degli anni, stando alla nostra testimone, avrebbero compiuto gli stessi atti su altre vittime.
Il mondo di Satana – Il secondo caso si è invece verificato nel nord Italia una decina di anni fa. Ma la protagonista, di passaporto svizzero, ha chiesto aiuto ad alcuni esponenti dei testimoni di Geova di Bellinzona. I quali l’avrebbero invitata a lasciare perdere. «I testimoni di Geova – riprende Rossi – credono di rappresentare il popolo di Dio. Tutto ciò che non fa parte della loro organizzazione viene considerato parte del “mondo di Satana”. I testimoni di Geova vogliono fare sempre bella figura. Il mondo malvagio non deve avere motivo di parlare male di loro».
Comitati giudiziari interni – A differenza di altre organizzazioni, i testimoni di Geova hanno comitati giudiziari interni, composti proprio dagli “anziani”, che seguono le regole del Corpo Direttivo. «Ciò – sostiene Rossi – favorisce la protezione di possibili pedofili all’interno dell’organizzazione».
Qualche cambiamento c’è stato – Negli ultimi anni, in seguito ai grossi scandali scoppiati a livello internazionale, alcune regole sono state modificate. «A mio parere – dice Rossi – i cambiamenti non sono ancora sufficienti».
Lotta agli abusi – Da noi contattati, i testimoni di Geova della Svizzera italiana hanno preso posizione inviandoci due pagine in cui elencano i principi morali su cui si basa l’organizzazione. «I testimoni di Geova – fa notare il portavoce Mauro Poggio – sono noti a livello mondiale per la loro rigorosa moralità, soprattutto per quanto riguarda la sfera sessuale. Da decenni i testimoni di Geova pubblicano informazioni che condannano categoricamente gli abusi sessuali e la pedofilia, sostenendo nel contempo le vittime».
Svizzera immacolata – Per quanto riguarda la presunta diffusione di abusi sessuali su minori tra i testimoni di Geova in Svizzera e in Ticino in particolare, Poggio fa riferimento a una recente dichiarazione di Wolfram Slupina, portavoce dei testimoni di Geova per l’Europa centrale. «In Svizzera non vi sono stati procedimenti legali riguardanti abusi compiuti da responsabili dei testimoni di Geova».