Anche tra sacerdoti il "gap" salariale con la Svizzera tedesca è notevole. Qualcuno si trasferisce, altri resistono con paghe decurtate
CANTONE - Novemila franchi. Lo stipendio di un parroco zurighese pubblicato settimana scorsa dalla Conferenza centrale cattolica romana (Rkz) ha fatto scalpore, soprattutto alle nostre latitudini. Il gap salariale tra Ticino e oltre Gottardo si fa sentire anche per i sacerdoti: nel weekend è stato l'arciprete di Bellinzona Pierangelo Regazzi a suonare il campanello d'allarme.
Collegiata in crisi - La parrocchia della capitale – con un deficit di 100mila franchi nel 2018 – fatica a pagare gli stipendi dei suoi sei preti. «Abbiamo dovuto abolire diverse funzioni, e decurtarci lo stipendio» ha spiegato Regazzi. «Io ad esempio sono passato da 3mila a 2mila al mese».
3100 franchi al mese - La cifra non è affatto inusuale. Nella Svizzera italiana un sacerdote guadagna in media 3.100 franchi (netti) al mese, fanno sapere dalla Diocesi di Lugano. I salari sono stabili da tempo e possono aumentare grazie agli “extra”: ma le variazioni «riguardano solo i presbiteri che sono stipendiati direttamente dal Comune nel quale operano pastoralmente, o quelli che operano in altri settori e realtà».
Dal Ticino alla Svizzera tedesca - Per tutti gli altri, gli stipendi d'oltre Gottardo sono un miraggio. E non mancano i preti trasferitisi a Nord per ragioni economiche. La fuga verso altri Cantoni è un fenomeno contenuto e «non rilevante» assicura la Curia: dal 2016 a oggi si sono registrati soltanto tre casi. Ma sono indicativi del problema più generale.
«Guadagnavo la metà» - «Le ristrettezze finanziarie hanno un peso anche per noi» racconta uno dei preti "emigrati" nella Svizzera tedesca. A parità di mansioni ora guadagna circa 6mila franchi. «Posso permettermi uno stile di vita normale, anche tenendo conto del costo della vita di qui» racconta il sacerdote. «In Ticino guadagnavo meno della metà e faticavo a pagarmi una pizza con gli amici. Anche noi preti dobbiamo pagare le bollette e la cassa malati». L'affitto no: l'alloggio – spiegano dalla Curia – è sempre fornito dalla parrocchia.