Stop all'autogestione. Dopo la decisione delle autorità, nessuno vuole parlare. Il vice sindaco Michele Bertini: «Non potevamo continuare così».
LUGANO – Stop all'autogestione dell'ex Macello di Lugano. A sancirlo, lunedì sera, è stato il consiglio comunale. Nei prossimi mesi scatterà la disdetta per gli autogestiti. Intanto, Città e Cantone studieranno soluzioni per il futuro. Polemiche da parte della sinistra, che ha giudicato grave la scelta adottata dalle autorità luganesi. Soprattutto basandosi sul fatto che le proposte culturali e ricreative dell'ex Macello sono aperte a persone di ogni fascia sociale, a prezzi abbordabili.
Silenzio assordante – Tio/ 20 Minuti si è recato in Viale Cassarate, presso la sede dell'ex Macello, per cercare di parlare con gli autogestiti. Come si intuisce dal video, nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni. Anzi, i presenti si sono tutti defilati. «Se passate più tardi, magari c'è uno dei responsabili», ci dice un ragazzo. «Io però non parlo. Non posso», aggiunge. Sul posto troviamo anche alcuni ragazzi italiani, ospiti del centro. «Veniamo qui ogni tanto. Non tocca a noi esprimerci», sostiene uno di loro. D'altra parte, da sempre, i frequentatori dell'ex Macello non sono particolarmente aperti ai media. E neanche stavolta fanno eccezione. Lasciamo addirittura un nostro numero di telefono. Nessuno ci richiama.
La voce della Città – Insomma, porte chiuse all'ex Macello. Intanto, la Città mette i puntini sulle "i". «Non posso negare che alcune proposte culturali e ricreative fatte dall'ex Macello siano interessanti – evidenzia il vice sindaco Michele Bertini, da noi raggiunto –. Però va specificato che quel sedime è bloccato da anni a causa del nodo dell'autogestione. Qualcosa andava fatto. La politica cittadina vuole riqualificare questo terreno. È necessario un intervento pubblico. L'autogestione? Così come la conosciamo oggi, non avrà più spazio». Sui musi lunghi trovati all'ex Macello, Bertini è esplicito. «Siamo aperti al dialogo. Lo abbiamo sempre detto».