Occupanti dell’ex macello pronti per la manifestazione del 14 settembre. I timori del municipale Roberto Badaracco: «Vorremmo comunicare con loro. Ma non si può»
LUGANO – L’hanno annunciata con tanto, tantissimo, preavviso. C’è una certa preoccupazione attorno alla manifestazione degli occupanti dell’ex Macello di Lugano, prevista per sabato 14 settembre. Il futuro sfratto voluto dalle autorità è andato di traverso ai “molinari”. E il risultato potrebbe essere deleterio. Non lo nasconde nemmeno Roberto Badaracco, capo del Dicastero cultura, sport ed eventi. «Hanno proclamato di volere prendere la Città in ostaggio. È chiaro che ci sono dei timori».
Come vive l’autorità cittadina l’avvicinarsi di questa manifestazione?
Il Municipio ha preso seriamente questa situazione. Anche perché i propositi sembrano piuttosto bellicosi. Hanno lanciato l’evento tanti mesi prima della data stabilita. Probabilmente per raccogliere rinforzi provenienti dall’esterno. Altre persone che vivono al di fuori del Ticino e che credono nell’autogestione.
Non è la prima volta che i “molinari” scendono in piazza. Stavolta però c’è di mezzo uno sfratto. Di fatto, la Città ha dichiarato che all’ex Macello non possono più stare.
Infatti, i toni della protesta saranno probabilmente altri, rispetto al passato. Lo sfratto, in ogni caso, non c’è ancora stato. Dal Municipio non è ancora arrivata alcuna disdetta. Semplicemente si è detto che per una questione di pianificazione e programmazione degli spazi, la zona dell’ex Macello verrà destinata ad altro. Ma l’iter è lungo. Passeranno anni e anni prima che ciò accada. Nello stesso tempo, il Municipio ha attivato un gruppo di lavoro per la ricerca di spazi sostitutivi per queste persone.
Secondo il Partito Socialista, gli autogestiti potrebbero continuare in ogni caso a restare anche nel rinnovato ex Macello.
La maggior parte del Municipio non ritiene che questa sia una soluzione percorribile. Ma siamo coscienti che l’autogestione è prevista in una legge cantonale. Di base gli autogestiti non fanno nulla di illegale. E anche per questo il Cantone mette loro a disposizione una somma per il pagamento delle spese.
Se lo chiedono in tanti: l’affitto lo pagano, si o no?
No, non lo pagano.
Come si mantengono queste persone?
Non lo sappiamo. Si figuri che gira addirittura la voce che alcuni siano “figli di papà”. Ma non abbiamo alcuna conferma. Il nostro problema è che non abbiamo un interlocutore. Non c’è un portavoce. Come si fa a collaborare in questo modo? Loro la vedono come una “missione” da portare avanti tutti assieme. E in questo caso sbagliano: nel mondo politico ci sarebbe davvero tanta gente disposta a dare loro una mano. Anche perché alcune loro iniziative culturali sono veramente ben fatte. Organizzano, ad esempio, alcuni concerti molto carini.
Senza un interlocutore è difficile capire cosa abbiano in mente per il 14 settembre…
Non capiamo questa loro chiusura a priori. Manifestare è un loro diritto. E non siamo contrari a questo. Il fatto è che sabato 14 settembre a Lugano sono previsti anche altri eventi, tra cui la Corsa della speranza. Vorremmo che tutto si svolgesse nel modo più civile e sicuro possibile, senza arrecare danno né alla popolazione, né alla Città stessa. Tuttavia, finora, non siamo riusciti a comunicare con loro. Vorremmo, ma non ci riusciamo. Troviamo sempre un muro.