Ai piedi della collina, sotto il Centro professionale del verde, è stata ripristinata una zona naturalistica.
Un'iniziativa pensata per gli studenti, ma anche quale contributo simbolico e concreto contro il cambiamento climatico.
MEZZANA - È una piccola rivoluzione, perché circoscritto è lo spazio del progetto. Ma l’idea di creare uno stagno naturalistico ai piedi della collina di Mezzana nasce da una profonda mutazione d’approccio verso l’ambiente. A monte di tutto sorge il Centro professionale del verde (Cpv), il motore di questa rinaturazione finanziata dal Cantone (con la Logistica e la Sezione forestale) e sostenuta da WWF Svizzera Italiana, Alleanza Territorio e Biodiversità e da Tio/20minuti. È il primo di quattro interventi concreti che hanno l’ambizione di mostrare cosa si può fare per ridare voce e forza alla natura. Su una strada, quella per contrastare i cambiamenti climatici, ancora lunga e, per gran parte, inesplorata…
A spasso tra i cantieri aperti - Più corta è invece la mulattiera sterrata che conduce al torrente Mara. Per raggiungerla si passa attraverso i vigneti della scuola, una ricca “banca” della biodiversità che conserva i diversi vitigni autoctoni, quindi si svolta davanti a quello che diventerà presto l’apiario didattico e scendendo dopo alcune centinaia di metri si arriva allo stagno quasi ultimato. Verrebbe da dire gli stagni, perché due sono gli invasi. «Il progetto è suddiviso in tre parti - spiega Mauro Poli, vicedirettore del Cpv - c’è il bacino di ritenzione dove confluiscono le acque chiare del comparto nuovo della scuola. Più in basso c’è la zona umida e poco sopra lo stagno didattico che attende di essere piantumato con specie indigene a chilometro zero. Il sentiero termina su un terrazzo, pensato in particolare per le scuole, da dove gli studenti potranno in tutta sicurezza osservare l’ambiente naturale».
I lavori non ristagnano - Al contrario, sottolinea Nicola Petrini, il docente membro di direzione del Cpv e responsabile del progetto: «Il clima non proprio tipico dell’inverno ci sta favorendo. A marzo, ultimati i lavori, procederemo con i nostri studenti alla piantumazione del verde. Dopodiché nei primi anni questo ambiente, che prima era assai degradato, dovrà essere protetto dall’’invasione delle specie neofite». Una palmetta, che fa capolino sull’altra sponda del riale, indica “ubi sunt leones”. La minaccia: «In realtà - spiegano i due docenti - preoccupano di più altre specie come il poligono del Giappone e più in generale la leggerezza di chi libera nell’ambiente pesci rossi e tartarughe d’acqua».
Come imprigionare la CO2 - Lo stagno di Mezzana, senza esagerare, nasce da un nuovo, più moderno approccio verso l’ambiente. Impensabile solo fino a pochi decenni addietro, quando semmai la natura andava corretta, imbrigliata nelle geometrie dell’uomo, neutralizzata. Oggi si impone un altro linguaggio che passa anche dalla valorizzazione delle tecniche del passato. Pietra e legno sono i materiali prediletti. L’utilizzo di legname per imbrigliare la scarpata, spiegano i due docenti, ha anche un impatto positivo sul bilancio delle emissioni di CO2. Gli alberi consumano anidride carbonica durante la loro vita e la trattengono nel loro legno una volta tagliati.
Un'aula affacciata sul verde - Ma da soli i materiali non fanno scuola. Da qui l’importanza della didattica, che a Mezzana si fonda su un’offerta sempre più articolata. Gli ultimi progetti vanno ad arricchire questa palestra verde. «Certo perché lo stagno è una componente naturale - rileva Petrini - ma anche di studio. Quindi un progetto aperto ai nostri studenti per tutto ciò che riguarda la rinaturazione delle sponde e anche la vegetazione naturale. In particolare i giardinieri hanno spesso a che fare nel privato con questi biotopi». Per i più piccoli, invece, lo stagno di Mezzana promette di diventare un luogo per la scoperta di piante e animali acquatici. Un seme da cui far germinare una più moderna sensibilità.
L’Alleanza che salva la biodiversità
La biodiversità come bene da proteggere e valorizzare con progetti concreti. È nata soprattutto con questo scopo l’Alleanza Territorio e Biodiversità che, a distanza di 6 anni dai primi vagiti, raggruppa oggi diverse organizzazioni: il WWF Svizzera e Svizzera Italiana, primo motore dell’associazione, ma anche ProSpecieRara, STAN, Capriasca Ambiente, Cittadini per il territorio… e molti altri. Per un totale di sedici sigle. L’Alleanza è oggi propositiva su più fronti, anche se un progetto pilota importante è quello della “Biodiversità in città”. Nel concreto si tratta di una serie di iniziative in ambito urbano che spaziano tra “orto a scuola”, “balconi di farfalle”, “rinaturiamo gli spazi verdi”. Una decina di attività attuate all’inizio a Lugano, ma con l’intenzione di coinvolgere anche altri comuni. Il sito dell’Alleanza evidenzia inoltre, suddivisi tra Sopra e Sottoceneri, ambienti e specie che fanno la ricchezza del Ticino. Una ricchezza fragile e da proteggere.