La Curia per ridurre le occasioni di contagio aggiorna le misure destinate alle celebrazioni liturgiche
Sino al 31 marzo non si terranno cresime e feste patronali. Strette di mano e altri gesti di contatto vanno evitati anche in occasione dei funerali.
LUGANO - Sarà una quaresima a celebrazioni ridotte. Anche la Diocesi di Lugano è pronta a dare il proprio contributo per ridurre le occasioni di contagio da coronavirus. Alle misure adottate negli scorsi giorni (bandito lo scambio del segno di pace, eucarestia distribuita sulla mano e svuotamento delle acquasantiere) dal vescovo Valerio Lazzeri arrivano oggi nuove indicazioni.
Un limite al numero di fedeli - Anche negli spazi sacri andrà rispettata la distanza minima. D’accordo i luoghi di culto non sono sempre affollati… ma ora viene messo nero su bianco che «la proporzione da rispettare potrà variare tra le 100/150 persone, assicurando il distanziamento richiesto». Prima delle nuove disposizioni del Governo, il vescovo aveva previsto anche «200/250 persone nelle chiese più grandi». Ma le attuali norme fissano il limite di 150 persone per tutte le manifestazioni.
Rinunciare alla messa se… - Il vescovo chiede inoltre a chi presenta sintomi influenzali di rinunciare agli appuntamenti liturgici sino a completa guarigione. «Incoraggio - scrive monsignore - a seguire le celebrazioni trasmesse dai vari mezzi di comunicazione, a intensificare la preghiera personale e in famiglia».
Niente strette di mano ai funerali - Anche nel momento del lutto, la stretta di mano ai congiunti e altri gesti di contatto vanno assolutamente evitati, sottolinea la Curia. Inoltre «vanno rimandate tutte le celebrazioni che possono attirare più fedeli dell’ordinario fino al 31 marzo: cresime, feste patronali, ricorrenze particolari. Del resto la quaresima che stiamo vivendo riduce già da sé tali occasioni celebrative».
Tenere conto degli altri - Queste misure non devono tuttavia per il vescovo isolare le persone: «Dobbiamo sforzarci di passare da un comportamento fondamentalmente pensato in funzione delle esigenze individuali a una vita che si lascia plasmare in maniera che l'io tenga sempre conto del noi insieme agli altri».
Il frutto della rinuncia - Ridurre i contatti esterni, conclude monsignor Lazzeri, «non significa automaticamente cedere all'individualismo e all'autosufficienza. Può diventare l'occasione per misurare davvero quanto siano preziose e ci manchino le consuete possibilità d'incontro, di scambio e di condivisione, che tendiamo a dare per scontate».