Dopo gli impresari anche l'Unione associazioni dell'edilizia invoca un stop delle attività per contrastare il virus
L'UAE sollecita le imprese a inoltrare immediatamente richiesta di lavoro ridotto. La direttrice Cristina Resmi: «Vogliamo dare un contributo concreto e tangibile e salvaguardare la salute dei nostri collaboratori»
LUGANO - Dopo gli impresari edili, anche i rappresentanti di categoria degli artigiani invitano tutte le imprese del settore a fermare le attività. Per almeno una settimana allo scopo di contrastare il diffondersi dell'infezione da coronavirus. «Negli ultimi due giorni - scrive Cristina Resmi, direttrice dell'Unione associazioni dell'edilizia (UAE) - abbiamo ricevuto molteplici sollecitazioni per una situazione divenuta ormai ingestibile» Numerose sono le imprese che vogliono sospendere tutto per 1-2 settimane.
Ritardi per i controlli alle frontiere - «Le imprese - continua la direttrice dell'UAE - registrano importanti ritardi nell’inizio della giornata lavorativa a causa dei controlli alle frontiere e, per i lavoratori frontalieri, questo comporta un allungamento insopportabile della durata delle giornate di lavoro fino a 6/8 ore».
Il rischio infortuni aumenta - «Inoltre, la crescente paura e tensione che serpeggia tra gli operai e gli addetti ai lavori del settore edile non solo complica notevolmente agli imprenditori la gestione dei lavori e dei cantieri, ma aumenta anche notevolmente il rischio di infortuni a causa di un’attenzione e di una concentrazione sempre meno presente sia in ditta che in cantiere».
Le due misure adottate - In considerazione dell’attuale situazione, assolutamente eccezionale, l’Unione Associazioni dell’Edilizia – allineandosi a quanto già deciso dalla Società Svizzera Impresari Costruttori – consiglia alle imprese del settore artigianale di adottare le seguenti misure: fermare le attività aziendali (uffici, produzione, montaggio) almeno durante tutta la prossima settimana – anche in relazione al giorno festivo e al ponte già previsto da molte imprese – facendo capo a ore e vacanze residue o già maturate o ad altre possibilità previste dai rispettivi contratti collettivi. Inoltrare immediatamente la richiesta di lavoro ridotto da ricondurre quale conseguenza diretta del Coronavirus (www.ti.ch/lavoro-ridotto).
Un contributo concreto - L'UAE precisa che non si tratta di un obbligo ma di un’opzione percorribile dalle singole aziende, compatibilmente con gli impegni aziendali e le possibilità e si dice anche consapevole che questa decisione non risolverà da sola la situazione: «Ma sarà comunque un contributo concreto e tangibile per ridurre la propagazione del virus e per salvaguardare la salute pubblica, in particolare dei nostri collaboratori».