Questa mattina sono comparsi gli operai di diverse ditte in tutto il Ticino. SSIC, Ocst e Unia scrivono al Governo.
Da Lugano assicurano: «La Città ha chiuso tutto, ma non si può fare in cinque minuti»
LUGANO - Sono chiusi scuole, ristoranti, bar, negozi, parrucchieri, centri estetici. Pure messe e funzioni nei luoghi di culto sono stati sospesi. Eppure, stamattina, in alcuni cantieri edili sono spuntati gli operai.
Regole uguali per tutti - Una situazione che non ha lasciato indifferente la popolazione. Soprattutto i proprietari di altre ditte del settore. «Ci è stato chiesto di stare a casa affinché si riesca ad arginare il contagio da coronavirus - si sfoga uno di loro -. La situazione economica nel nostro settore è negativa da anni e questa chiusura è una vera mazzata alla quale speriamo di sopravvivere». Ma non tutti, pare, hanno dimostrato la stessa sensibilità. «Per non mettere a repentaglio la vita di altri, non sarebbe forse meglio che stessimo tutti a casa, o perlomeno che le regole valessero per tutti?».
L'UAE chiede una soluzione pianificata - L'Unione associazioni dell'edilizia (UAE) lo scorso giovedì, allineandosi a quanto già deciso dalla Società svizzera impresari costruttori sezione Ticino, ha consigliato alle imprese del settore artigianale di fermare le attività aziendali. Eppure questa mattina alcuni cantieri sembrano ripartiti. «C'è stata mancanza di chiarezza - commenta il presidente di UAE Piergiorgio Rossi -. Il Governo ha parlato di molte attività, dichiarandone la chiusura, ma non degli artigiani. Però non si può pensare di arginare il contagio da coronavirus affidandoci alla coscienza delle persone. C'è sensibilità, ma se vogliamo fermare l'epidemia dobbiamo mettere in campo l'artiglieria. Ci vuole una soluzione pianificata. Qualche informazione più chiara dal Consiglio di Stato e dalla Confederazione ce l’aspettiamo, anche per il nostro settore».
Interventi per chiudere - In effetti in redazione sono giunte segnalazioni di cantieri attivi questa mattina (vedi foto e video). Le ditte che siamo riusciti a contattare, però, assicurano che la presenza degli operai è temporanea. Da un cantiere per la costruzione di appartamenti a Locarno (gestita da una ditta d'Oltralpe), ad esempio, spiegano che «gli operai avevano delle faccende urgenti da finire. Hanno chiesto al Comune di poter intervenire per riuscire a chiudere il cantiere».
Il «buon esempio» a Pregassona - In molti, però, hanno notato con sorpresa la presenza di lavoratori anche nel cantiere della casa anziani di Pregassona. «È vero che non c'è stato un divieto vero e proprio, ma se non sono neppure quelli del settore pubblico a dare il buon esempio...», lamenta un lettore. Risponde Cristina Zanini Barzaghi del Dicastero immobili della Città di Lugano: «Non tutto può essere chiuso in cinque minuti. Si tratta di un cantiere molto grande e alcune operazioni non possono essere interrotte da un momento all'altro». La municipale socialista assicura che «la Città ha chiuso tutti i cantieri» e su quello di Pregassona «è presente solo un terzo degli operai» che si sta occupando dei «lavori necessari per chiudere a fine giornata e poter mantenere fermo tutto per alcune settimane senza lasciare una situazione di pericolo».
Anche il sindaco di Capriasca, rispondendo alle preoccupazioni di un cittadino, ha precisato che «i lavori in corso oggi sono quelli necessari per la messa in sicurezza dei cantieri e la loro chiusura. Non è però escluso, vista l'entità di certi interventi, che qualcosa debba essere fatto anche domani».
La lettera al Governo - Dal canto loro, nel frattempo, la Società ticinese impresari costruttori (SSIC-TI) e i sindacati OCST e UNIA hanno scritto al Consiglio di Stato per «chiedere con urgenza di intimare l’interruzione di tutti i lavori sui cantieri che sono ancora aperti, ad eccezione di interventi di urgenza o messa in sicurezza».