Un leggero «rallentamento» nei contagi. Ma il prezzo pagato dal Ticino resta alto. Il punto sulla situazione
La battaglia continua. Ma arrivano segnali positivi. È appena iniziata a Palazzo delle Orsoline la conferenza stampa dello Stato maggiore cantonale di condotta (Smcc) per fare il punto sull'epidemia in Ticino. E sulle misure adottate dal Cantone per contrastarla.
Il clima è di un cauto ottimismo, dopo che il medico cantonale Giorgio Merlani, in un'intervista rilasciata stamani alla SRF, ha parlato di un «leggero rallentamento». I decessi in Ticino sono saliti a quota 53 e sono 1211 le persone risultate positive ai test. Il più giovane paziente ricoverato ha 38 anni (91 il più anziano), mentre il più giovane in terapia intensiva ha 40 anni (82 il più anziano).
Ma la curva dei contagi sarebbe in frenata. Segno che il "lock-down" cantonale, nonostante la strigliata ricevuta da Berna, sta dando i suoi frutti?
A chi teme un afflusso di turisti in Ticino da otre Gottardo per le vacanze pasquali, De Rosa assicura che «verrà fatta sensibilizzazione» affinché i turisti confederati evitino i rischi che comporterebbe una trasferta in Ticino.
Alla domanda di Tio.ch/20minuti, su quanti siano i pazienti dimessi dalle cure intense, Merlani risponde che «la durata del trattamento è lunga». I primi pazienti in terapia intensiva «sono entrati due settimane fa» e quindi al momento «non abbiamo dati ma verranno forniti al prossimo infopoint».
Alain Berset ha affermato nei giorni scorsi che la Svizzera «è uno dei paesi che fanno più tamponi». Merlani tiene a precisare che «il tampone non è la soluzione a tutti i mali» ma viene «effettuato solo quando ci sono i sintomi». Il Ticino dovrebbe essere allineato, come numero di test. «Non possiamo sapere quanti sono i contagiati in Ticino, ci sono casi sospetti, pensiamo che una buona parte delle persone facciano la patologia in modo asintomatico. Qualcuno dice che per ogni test positivo confermato ce ne sono otto sospetti».
Le aziende che hanno chiuso rischiano di vedersi negate le indennità da lavoro ridotto, nel caso in cui Berna dovesse fare un passo indietro. «Da parte nostra non accetteremmo atteggiamenti ricattatori» assicura però Vitta. «In tal caso avremmo disparità di trattamento tra lavoratori ticinesi e lavoratori del resto della Svizzera. Noi ci impegneremo attivamente affinché ciò non avvenga. Aspettiamo comunicazioni da Berna».
Merlani: «Questa patologia può avere un decorso severo e molto lungo. Le persone più fragili non hanno possibilità di sopravvivere a volte. Trasferirle in ospedale a volte non ha senso, essendo le possibilità minime, e al limite dell'accanimento terapeutico. Può capitare che in caso di pazienti anziani con pochissime possibilità, si preferisce lasciare la persona con una buona terapia palliativa nella sua stanza in casa anziani piuttosto che fare un accanimento terapeutico»
Merlani torna a precisare alcuni punti. «Ci sono persone che possono non manifestare sintomi, altri sintomi più lievi. È vero che le persone anziane e con patologie pregresse hanno più spesso un'evoluzione più grave». Merlani precisa che «finora soltanto due persone sotto i 65 anni sono decedute»
Sulla polemica tra Berna e Bellinzona Vitta ribadisce che «siamo fiduciosi che Berna comprenda le nostre posizioni» e che «domani il consiglio federale pronunciandosi sull'ordinanza dica chiaramente cosa pensa delle nostre misure ed esprima appoggio alle aziende ticinesi». Altri Cantoni avrebbero manifestato nel frattempo «comprensione e solidarietà» per le decisioni adottate dal Consiglio di Stato. «Stiamo anticipando gli altri Cantoni di un paio di settimane».
«Il personale sanitario è fondamentale» spiega De Rosa. «Abbiamo richiamato in servizio personale in pensione, gli allievi dell'ultimo anno, e all'appello dell'Eoc ai medici hanno risposto oltre un centinaio di persone. Un segnale accorato di risposta all'appello lanciato dall'Ente».
Anche sul fronte economico ci sono aggiornamenti. Attualmente, spiega Vitta, per il lavoro ridotto si sono annunciate circa 10mila aziende.
I dati «sono da leggere con molta cautela» afferma De Rosa «il segnale sembrerebbe indicare comunque che le misure adottate stiano dando buoni risultati».
Sulle persone ricoverate e i decessi vengono forniti nuovi dati. «È giusto parlare delle persone vulnerabili ma non diamo la falsa impressione che tutti siano al sicuro sempre e comunque» spiega Merlani. Alla Carità di Locarno la persona più giovane ricoverata ha 38 anni (il più anziano 99), il più giovane in terpia intensiva ha 40 anni. Vi sono stati decessi sotto i 65 anni (2 casi finora) legati comunque a «patologie importanti».
Gli intubati sono passati da 43 a 48, una crescita «lineare più che esponenziale» azzarda Merlani. «Ma è difficile trarre conclusioni»
La parola passa ora al medico cantonale Giorgio Merlani, che fornisce i dati sull'epidemia. Ieri 48 decessi, oggi 53 decessi. «L'evoluzione delle cifre negli ultimi giorni è molto altalenante, spesso vediamo che durante il weekend c'è un rallentamento, serviranno giorni per capire ma iniziamo a vedere questi dati in modo moderatamente ottimistico»
«Stiamo vivendo uno dei momenti più difficili della storia del nostro Cantone, ma dobbiamo cogliere l'occasione per maturare, e recuperare i valori veri e guardare alla vita con maggiore consapevolezza e rispetto» ha aggiunto De Rosa. «Con l'Eoc e le cliniche private stiamo affinando un nuovo disegno per rispondere all'emergenza. Domani lo presentermo al governo: confermeremo la Carità e Moncucco come centri principali di trattamento, a cui si affiancherà una rete più ampia»
De Rosa ha ribadito che «per ora il governo non vuole ricorrere al coprifuoco» perché fiducioso che «la popolazione ticinese capirà e si adeguerà con senso di responsabilità». E chiede a chi ancora non lo abbia fatto «di rinunciare all'individualismo e fare un sacrificio per il bene di tutti»
Prende la parola De Rosa: «Nei dati che leggiamo ogni giorno non vediamo solo picchi o curve, ma anche le storie di uomini e donne che lottano contro questo virus. Specialmente le persone vulnerabili. Capiamo la frustrazione di molte persone, pensiamo al prezioso contributo degli over 65 nella società, nel volontariato, nelle famiglie. Ringrazio gli anziani che hanno accolto il nostro appello»
«Grazie ancora di tutto cuore a tutti i ticinesi che ci stanno sostenendo» conclude Vitta. «Sono convinto che uniti ne usciremo»
Vitta: «Ancora oggi ho avuto un contatto con Ignazio Cassis che mi ha confermato appoggio alla nostra linea, e che la sosterrà all'interno del Consiglio federale»
Vitta replica alla "tirata d'orecchi" ricevuta da Berna. «Siamo convinti che a Berna comprenderanno. La situazione particolare del nostro Cantone deve essere considerata con consapevolezza, affinché il nostro sistema sanitario possa reggere. Al Consiglio federale abbiamo chiesto ieri come governo, in una lettera, di esserci vicini nel nome della solidarietà confederale. E che dimostrino con i fatti che c'è una Svizzera solidale che sa lavorare in maniera cooperativa»
Vitta: «Il governo ticinese ha sempre detto che avrebbe adatto le decisioni all'evoluzione della situazione. Riteniamo le nostre delle decisioni responsabili verso i cittadini ticinesi, che hanno l'obiettivo di rallentare il virus sul territorio. Alcune affermazioni sentite a nord delle Alpi ci hanno feriti, e la popolazione ha giustamente reagito unita con dignità e orgoglio»
Sono presenti alla conferenza stampa il presidente del Cds Christian Vitta, il direttore del DSS Raffaele De Rosa e il medico cantonale Giorgio Merlani.