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MALCANTONEI sindaci del Malcantone: «San Bernardino e Gottardo chiusi ai confederati»

02.04.20 - 10:44
La richiesta di fermare gli accessi arriva dalla Conferenza dei sindaci: «Temiamo il flusso per Pasqua»
Tipress
I sindaci del Malcantone: «San Bernardino e Gottardo chiusi ai confederati»
La richiesta di fermare gli accessi arriva dalla Conferenza dei sindaci: «Temiamo il flusso per Pasqua»
Una misura pensata «per non provocare ulteriore sovraccarico sulle strutture sanitarie». Cossi: «Sono tutti anziani ed è ancora più pericoloso». Berardi: «Vogliamo tutelare i negozi di paese. Un caso di coronavirus tra il personale significherebbe la cessazione dell'attività»

VERNATE - È il 2 aprile. Quindi non è uno scherzo, ma forse una sparata? Manco per idea. In un annuncio apparso oggi i “sindaci del Malcantone chiedono la chiusura degli accessi al Ticino alle persone dal San Gottardo e dal San Bernardino”. La conferma arriva da Giovanni Cossi, presidente della Conferenza dei sindaci che lancia la richiesta: «Abbiamo gli ospedali saturi e la situazione è allo stremo. Dobbiamo evitare l'arrivo degli svizzero-tedeschi per Pasqua». Una decisione condivisa, come spiega Giovanni Berardi, sindaco di Alto Malcantone e granconsigliere: «È stata una decisione del comitato della nostra Conferenza dei sindaci». Un richiamo forte, che fa seguito agli appelli ripetuti dalle autorità cantonali negli scorsi giorni di non spostarsi in auto nelle località dello svago. Tra cui figurano indubbiamente i villaggi all’ombra del Monte Lema, disseminati di residenze secondarie. Le case di villeggiatura superano, ad esempio, la quota del 20% nel territorio che da Breno arriva ad Arosio.

Seduta con una sedia in meno - La richiesta nasce anche dall'osservazione diretta di ciò che sta accadendo: «Nel mio comune - spiega Cossi, che è sindaco di Vernate - nei giorni scorsi ho visto arrivare tre-quattro famiglie di confederati. Sanno di essere in difetto. Ma è la forza dell'abitudine. Oltretutto sono tutti anziani ed è ancora più pericoloso». Cossi ha cercato anche di capire meglio: «Sono andato a bussare ad alcune porte. Mi hanno semplicemente risposto che non è proibito venire in Ticino». Lo stesso Cossi segue scrupolosamente le raccomandazioni delle autorità: «Dal 7 marzo non esco di casa, fatta eccezione per le sedute di Municipio. Che si svolgono comunque nel rispetto del numero massimo di 5 persone riunite. Ne faccio stare a casa uno a turno». Segretario escluso.

Tutelare le botteghe di paese - Il sindaco di Alto Malcantone Giovanni Berardi attira invece l’attenzione sulle diverse modalità di "lockdown" esistenti tra il Ticino e la Svizzera per cui «queste persone che arrivano possono trovarsi anche a disagio nel seguire le disposizioni ticinesi». Una su tutte il divieto di entrare nei supermercati per gli over 65. «Ma a spiazzare i turisti potrebbe anche esserci l'invito a spostarsi il meno possibile - dice Berardi -. Un altro aspetto molto delicato sono i nostri piccoli punti di approvvigionamento che vogliamo tutelare. Un caso di coronavirus in un negozio di paese significherebbe la cessazione dell'attività». In conclusione, spiega Berardi, «il senso del nostro messaggio è anche quello che occorre stringere la cinghia per quelle 2-3 settimane e poi ci sarà un lento sblocco». Il Malcantone insomma sarà ancora lì, pronto ad accogliere gli ospiti una volta passata la buriana.

 

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