I pernottamenti in Ticino sono calati del 60 per cento a marzo. I dati dell'UST
BELLINZONA - Momento nero per il turismo svizzero e ticinese. La fotografia arriva dai dati dell'Ufficio federale di statistica (UST) che immortalano una crisi straordinaria del settore. I pernottamenti negli alberghi a livello nazionale sono crollati del 62 per cento a marzo (2,1 milioni in meno) rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
In Ticino il calo è lievemente sotto la media (-61 per cento) ma ugualmente traumatico. Nel nostro Cantone i posti letto occupati erano appena il 13 per cento di quelli disponibili, poco più di uno su dieci. A marzo dell'anno scorso erano il 28 per cento. Le notti trascorse in Ticino da visitatori e turisti si sono concentrate, verosimilmente, nelle prime due settimane del mese (prima della chiusura totale). Sono passate da 125mila a 49mila anno su anno.
A livello svizzero i visitatori stranieri hanno generato 557mila di pernottamenti (-68 per cento). Per gli ospiti indigeni sono stati rilevati invece 707mila di pernottamenti (-55,9%). Lo straordinario contesto legato a Covid-19 - scrive l'UST - è la spiegazione di questi risultati «fortemente negativi».
Ad aprile la situazione non è certo migliorata. I dati della piattaforma Benchmark elaborati da O-Tur, l'osservatorio turistico dell'Università della Svizzera italiana, confermano lo shock. «Come c'era da aspettarsi, il settore alberghiero ha subito gravi perdite dovute al crollo della domanda» si legge nell'indagine. Nel Luganese il campione analizzato (una ventina di alberghi di vario tipo) ha registrato un crollo dell'occupazione, dal 58 al 7 per cento. Anche i prezzi delle camere sono precipitati: la media mensile è stata di 82 franchi a notte, contro i 269 di aprile scorso.