Per il consigliere nazionale ed esperto Bruno Storni si tratta di una soluzione tanto semplice quanto efficace.
Assieme alle regole d'igiene e di comportamento, può diventare uno strumento fondamentale per contenere la diffusione del coronavirus.
GORDOLA - Tra qualche giorno sarà disponibile Swiss PT, l’app per il telefonino per il tracciamento dei contatti. Una soluzione informatica che affiancherà il contact tracing manuale previsto nella Legge sulle epidemie, rendendolo più veloce e capillare. A spiegare il funzionamento dell'app è Bruno Storni, che oltre a essere consigliere nazionale - e quindi direttamente implicato al fine di garantirne le basi legali - è esperto d'ingegneria elettronica e informatica e docente all'EPFL, l'istituto che ha ideato l'applicazione.
Il funzionamento dell'app - Swiss PT sfrutta in modo efficiente e intelligente il dispositivo Bluetooth per misurare la distanza tra telefonini, senza quindi usare la geolocalizzazione. Si tratta di contatti tracciati in modo anonimo, che rimangono sullo smartphone al massimo due settimane. Sullo smartphone si registrano i codici inviati su Bluetooth, che cambiano ogni 15 minuti, e quelli ricevuti da telefonini rimasti vicini per 15 minuti. Nel caso una persona dovesse risultare positiva al Covid, si potrà inviare il registro dei codici generati al server (per autorizzare l’app all’invio si riceverà un codice dal medico).
Dati completamente anonimi - Il server invia poi la lista delle trasmissioni ai telefonini di tutti gli altri utenti, dove l’app verifica se nella lista di ricezione trova un codice della lista della persona contagiata. Se sì, l’app avverte del contatto e il proprietario del telefonino lo saprà e dovrà agire di conseguenza. I codici che ogni telefonino trasmette su Bluetooth sono generati casualmente secondo una chiave crittografica e cambiano continuamente, non hanno nessun riferimento con il numero o l’identità del proprietario del telefonino.
L'app da sola non basta - Per Bruno Storni si tratta quindi di una soluzione semplice ed efficace, che può diventare uno strumento fondamentale per contenere e ridurre la diffusione del virus ed evitare la temuta seconda ondata, «chiaramente a complemento delle misure canoniche che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi: igiene, distanza fisica, protezioni, mascherine».
Basi legali - Se la ricerca e l’ingegneria hanno in pochissimo tempo ideato e realizzato il sistema, la politica deve occuparsi di garantire le basi legali. Il Consiglio Nazionale ha accolto una mozione in questo senso e incaricato il Consiglio federale di presentarle entro la prossima sessione alle Camere. Intanto Swiss PT potrà essere usato in modo test e il Consiglio federale emanerà il 13 maggio un’ordinanza di durata limitata.
Installazione facoltativa - L’installazione dell’app rimarrà chiaramente facoltativa, ma affinché diventi efficace dovrà essere usata da almeno il 60% della popolazione, numeri raggiungibili solo se si riuscirà a sensibilizzare e convincere la popolazione a installarla. «Il messaggio - sottolinea Storni - dovrà essere chiaro e molto convincente».
Sfida comunicativa - Dopo lo scandalo Cambridge Analytics/Facebook «che ci ha resi diffidenti ben oltre il razionale», il momento non è infatti dei migliori per app del genere. «Occorrerà quindi uno sforzo comunicativo di alta qualità per fugare fakes e spauracchi ed evidenziare i benefici dell’app che può essere un salvavita personale oltre che uno strumento che permetta alla società un più rapido ritorno alla normalità. La sfida non è più tecnologica ma comunicativa», conclude Storni.