L'impiego dello smartphone è aumentato, anche per attività che in precedenza ritenevamo come secondarie
Lo rileva il sondaggio “Benedetta tecnologia!” condotto durante la fase di isolamento. Gli esperti mettono in guardia sui rischi: «Serve uno strumento scientifico utile per la misura della glicemia digitale»
LUGANO - È bastato un virus perché il mondo si fermasse. Anche in Svizzera, dove per diverse settimane ci siamo chiusi in casa e abbiamo ridotto al minimo i contatti sociali. Un isolamento forzato che ha reso necessario l'uso della tecnologia per numerose attività quotidiane, dal lavoro allo studio a distanza, dai contatti con familiari e amici allo shopping. In questa situazione eccezionale come abbiamo quindi vissuto il nostro rapporto con lo smartphone? Va da sé che lo abbiamo utilizzato molto di più, come conferma il 71% degli intervistati nell'ambito del sondaggio “Benedetta tecnologia!” di recente proposto dalla Dieta digitale dei sette giorni del ricercatore Alessandro Trivilini in collaborazione con BancaStato.
In queste settimane stare al telefono o fare una videochiamata ci ha permesso di sentirci vicini, mantenendo però il distanziamento sociale. Insomma, si tratta di uno strumento che ci ha resi felici e ha ridotto il senso d'isolamento. Ma questo non significa, come si evince dai risultati del sondaggio, che l'attesa di una chiamata ci rendesse tristi. «C'è tuttavia chi accusa un senso di aggressività» spiega Trivilini. La metà degli interpellati ci tiene inoltre a rispondere nel minor tempo possibile a un messaggio.
Le nuove abitudini resteranno - Durante l'isolamento ci siamo comunque abituati a prendere in mano lo smartphone anche per attività che in precedenza ritenevamo come secondarie. Si tratta di un cambio di abitudini che probabilmente continuerà a esistere anche in futuro, secondo le risposte degli intervistati. Tuttavia quasi una persona su due (47%) ritiene che lo smartphone ci tolga tempo da dedicare ad attività di svago. Cosa succederà quando avremo recuperato la normale quotidianità? «Il rischio è che lo squilibrio emotivo e relazionale manifestato in quarantena si trascini al punto da inficiare la vita dei cittadini con ripercussioni psicologiche, potenzialmente serie» afferma Trivilini.
«Non sostituisca i rapporti» - Il ruolo svolto dallo smartphone quale tramite tra il singolo individuo e la società è comunque ampiamente confermato. Ma non deve tramutarsi in un sostituto dei rapporti sociali: «Va sfruttato in maniera positiva e sana a protezione delle persone» sottolinea il ricercatore, spiegando che non si può ora pretendere che la società abbandoni il dispositivo mobile, in quanto «ne è parte integrante sotto molti punti di vista».
Ci vuole «un'alfabetizzazione digitale» - Fatto sta che - lo sostiene ancora Trivilini - «il Covid-19 ha accelerato un processo di cambiamento tecnologico già lentamente in corso in termini di digitalizzazione». Ora è pertanto necessario «uno strumento scientifico utile per la misura della glicemia digitale dei cittadini». Si parla di un piano di alfabetizzazione digitale, con il coinvolgimento della collettività. «Senza imposizione che rischierebbero di causare risultati diametralmente opposti».
Tutti i risultati del sondaggio su www.dietadigitale.ch/risultati
«Non sappiamo più gestire le nostre emozioni»
Le nostre abitudini nell'impiego dei dispositivi digitali sono cambiate durante il lockdown. «È ben comprensibile conoscendo il meccanismo compensativo della nostra mente» afferma il dottor Roberto Ostinelli, medico specialista FMH in medicina interna generale, commentando il sondaggio “Benedetta tecnologia!”. Nel contesto di lockdown socioeconomico è pertanto nato un aumento del bisogno di costante connessione. E dai risultati del rilevamento emerge «una chiara affermazione di dipendenza dalla connessione digitale», con due effetti: da una parte il completo assorbimento, dall'altro lo stimolo al multitasking, quindi «un adattamento psico-comportamentale che stimola la mente a gestire plurimi compiti».
Il medico osserva inoltre che nel corso dell'isolamento le persone hanno mostrato più stress emotivo nel ricevere telefonate e videochiamate, strumenti in cui vanno investite più risorse espressive e comunicative. «Le persone non sono più in grado di gestire emozioni durante le relazioni? Apparentemente è così, perché la forma di comunicazione messaggistica favorisce la privazione emotiva e affettiva, e l'introduzione degli emoticon/emoji è una chiara necessità per rendere artificiosa la comunicazione emotiva». Lo studio conferma quindi le preoccupazioni degli esperti «che rendono attenti da diversi anni le persone in merito alla deriva sociale con l'uso delle tecnologie e comunicazioni digitali».