Berna consente ai locali erotici di riaprire. Le ragazze premono, ma il settore si interroga se varrà la pena
Il responsabile del Maxim: «Da valutare se attendere tempi più opportuni». Per la coordinatrice di Primis: «Il rischio di procrastinare il via libera era di far scivolare le persone nella clandestinità»
CHIASSO - Metteva l’amore sopra ogni cosa. Con la mascherina. Anche per Bocca di Rosa la data del 6 giugno segna un ritorno… al futuro. Da quel giorno potranno infatti riaprire i locali erotici e per il mestiere più antico del mondo si spalanca un universo di incognite.
C’è fame di lavoro - La pressione per riprendere l’attività comunque c’è, ed è forte come conferma il responsabile del Maxim Club di Chiasso: «Ricevo un sacco di telefonate di ragazze che martellano per tornare. Perché hanno bisogno di soldi». Il verde acceso da Berna alle luci rosse è visto come «un rischio calcolato» anche da chi assiste e aiuta le ragazze. Così, si esprime Vincenza Guarnaccia, responsabile del progetto Primis, l’associazione di Zona Protetta che offre supporto di carattere sanitario e sociale a chi esercita la prostituzione: «Procrastinare ulteriormente l’apertura e quindi la possibilità di esercitare questo mestiere rischierebbe di far sì che le persone, che si trovano in una situazione molto difficile, ritornerebbero comunque a lavorare. Magari in un sottobosco clandestino e a rischio per la salute privata e pubblica».
Oggi le indennità, domani chissà - «Le professioniste con cui siamo in contatto - prosegue l’operatrice - sentono questa responsabilità verso loro stesse. Ma anche verso il cliente». Quindi si ripartirebbe con tutti i crismi dell’igiene e se le distanze sono il punto dolente, si punterà sulla tracciabilità. Guarnaccia pone l’accento anche sulle necessità economiche di quelle che sono spesso imprenditrici di sé stesse: «Chi lavorava sul territorio con un permesso ha potuto accedere all’IPG Corona. Indennità che però sono arrivate molto tardi e con importi non sempre sufficienti per coprire i bisogni. Continueremo a seguirle perché dal 6 giugno non avranno più accesso a questi aiuti. L’incognita è quanto lavoro ci sarà».
L’aspetto commerciale - Un'incognita che attanaglia anche l’imprenditore: «Quando c’è stato da chiudere - sottolinea il responsabile del Maxim - ho chiuso subito. Sono dell’idea che riaprire va fatto in sicurezza e quando c'è una capacità commerciale per garantire un’attività». Il primo nodo è infatti commerciale: «C’è l’aspetto doganale da sciogliere. Non è mistero che almeno il 60% della clientela del settore è italiana, o meglio lombarda. Quindi proveniente dalla regione con più contagi. Riapertura ok, ma non se la prospettiva è di avere un paio di clienti al giorno nel locale. Così non si riuscirebbe neanche a pagare le spese e i dipendenti. Riaprire potrebbe essere una lama a doppio taglio. Non nego che ci sentiamo un po’ spiazzati. Dovremo valutare se ripartire ora o attendere tempi più opportuni».
L’aspetto della salute - La seconda matassa da sciogliere è di ordine sanitario-psicologico: «Le incognite riguardano più in generale tutta la clientela, non solo quella italiana. Non mi sembra che la paura di contagiarsi sia rientrata completamente. Il discorso sarà davvero chiuso solo quando ci sarà un vaccino» sostiene il responsabile del locale erotico. Le distanze sociali nella prostituzione restano mera utopia: «Se ci si può infettare stando a un metro di distanza, qui parliamo di rapporti sessuali…di contatto».
Sesso iperprotetto, ma... - «Certo c’è un grosso impegno - spiega l'imprenditore - con le mascherine, i separé nel bar, i plexiglass, la lavanderia che funziona 24h su 24 e il disinfettante a disposizione ovunque. Ma poi nelle camere uno va a proprio rischio e piacere. Nonostante le mille sanificazioni, che già prima adottavamo, e che verrebbero adottate al 200% non è così evidente mantenere la sicurezza al 100%. L’incertezza c’è. Poi risolutiva sarà la statistica dei contagi che ora sembra sotto controllo».