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LUGANO«La distanza a letto? Con i clienti è un'impresa»

29.05.20 - 17:41
Elena racconta come si immagina la riapertura dei locali erotici
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«La distanza a letto? Con i clienti è un'impresa»
Elena racconta come si immagina la riapertura dei locali erotici
«Spero di poter lavorare con una tuta come quella che indossano i medici». Il suo sogno hard: «Il sesso tantrico. Una mano sul seno e cinquecento franchi in tasca»

LUGANO - «Spero di poter lavorare con una tuta, come quella che indossano i medici. Con un buco. Sarebbe perfetta». È scherzosa, ma nemmeno troppo, la reazione con cui Elena, una ragazza originaria della Romania, commenta l’annunciata apertura dei locali erotici. Il virus ha colto di sorpresa anche lei, mentre si trovava da poche settimane in Ticino. Dove è rimasta, lontana dalla sua famiglia e dal mestiere, interrotto forzatamente ad inizio marzo. Mentre cucina, affrontiamo lo spinoso tema del ritorno.

Come se lo immagina? Ha qualche dubbio sulla ripartenza?
«Tornerò al lavoro. Almeno per vedere com’è. Ma pianifico a fine giugno di rientrare a casa. Sono stata via per troppo tempo. Ma si riparte davvero il 6 giugno? Perché io non lo sapevo».

È stata data la possibilità. Così dice Berna. I locali possono riaprire, poi sta ai singoli capire se ci sarà clientela... 
«Penso di no, perché se non riaprono le dogane con l’Italia sarà difficile. Dipendesse da me sarei per tenerle chiuse, per ora. Quando tre mesi fa, a inizio marzo, ho iniziato qui, ricordo solo il locale deserto quando scendevo dalla stanza».

Come pensa si possa trasmettere la fiducia al cliente?
«Anche se conosci bene la persona e ti fidi, non sai mai con chi hai avuto contatto. È sufficiente toccare una porta... grattarsi il naso».

Aggiungiamoci che nel suo lavoro mantenere le distanze è arduo…
«Ho letto che dobbiamo lavorare con le mascherine e che durante il rapporto deve esserci una distanza tra i volti e le bocche. Una cosa fattibile se sono io a stare sopra, ma se avviene il contrario non posso garantirlo. Inoltre non credo che i clienti saranno d’accordo con queste nuove regole. E io non me la sento di farlo illegalmente».

La regola della mascherina? O la distanza?
«Il problema è che magari loro la indossano giù, nel locale. Ma poi in stanza chissà cosa pretendono. Oltretutto la polizia non può entrare per verificare l’atto sessuale».

Il timore è dunque quello delle pretese rischiose…
«Sì, ma finché non riaprono le dogane resta un discorso teorico. Sinceramente gli svizzeri che frequentano questi locali sono pochissimi. La riapertura rischia di essere peggio per noi, perché non ci saranno clienti e dovremo pagare lo stesso la stanza».

Oltre alle frontiere, qual è l’altra incognita?
«Direi lo cliente italiano stesso. Troppo passionale. Non vuole stare a distanza».

A meno che possa usare lo scafandro medico. Qual è il suo sogno erotico? Dal profilo professionale, intendo.
«Il Tantric sex, il sesso tantrico, quasi telepatico. Una volta mi è capitato un cliente, un trentenne, che per due ore e mezza si è accontentato di appoggiarmi una mano sul seno e l’altra più in basso. E intanto faceva mmmhh... Sono stati i cinquecento franchi più facili da guadagnare della mia vita».

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