Un papà del Luganese lancia un appello disperato, mentre si annuncia un'estate dura per i giovani in cerca d'impiego.
Apprendistati sempre più rari. Il Decs: «La pandemia complica le cose». Ma non si tollerano accordi famiglia-azienda.
LUGANO - Famiglie disposte a pagare, pur di far lavorare i figli. Succede anche questo, in tempo di crisi: i ruoli si ribaltano, il lavoro diventa un lusso. E c'è chi, per un posto d'apprendistato, non esita a metter mano al portafogli.
È il caso di un padre del Luganese, che di recente ha preso un'iniziativa discutibile ma (umanamente) comprensibile. Stanco di vedere la figlia 18enne «avvilirsi sul divano», dopo mesi di inattività e vane ricerche d'impiego, è arrivato a proporsi di pagarle lo stipendio. Di tasca propria.
«Ho contattato diverse aziende, ho fatto capire di essere disposto a tutto. In un caso l'ho detto esplicitamente» racconta D.D., 42 anni. «Non è giusto, è vero, le cose non dovrebbero andare così. Ma mettetevi nei miei panni».
Sono i panni di tanti genitori, di questi tempi. A fine maggio erano solo 329 i contratti di apprendistato siglati in Ticino (il 12 per cento in meno dell'anno scorso). Nelle prime settimane di giugno se ne sono aggiunti un'altra trentina. Il Decs ha ribadito l'importanza di mantenere gli apprendistati, e l'obiettivo è di attivarne 2500 a settembre, in linea con gli anni scorsi.
Un obiettivo raggiungibile? Alcuni economisti sono pessimisti al riguardo. Stefan Wolter dell'Università di Berna ha suonato un campanello d'allarme e settimana scorsa i Giovani UDC hanno portato il tema in Gran Consiglio. Questa estate - avvertono - rischia di registrare un boom della disoccupazione giovanile.
In realtà il boom è già in atto. In Ticino gli under 25 iscritti alla disoccupazione sono aumentati del 18 per cento ad aprile. A metà giugno erano ben 18mila, un record. E nella statistica non rientrano i giovani come la figlia di D.D., che nel mondo del lavoro non riesce nemmeno a metter piede.
«È una situazione frustrante. Mia figlia ha iniziato a cercare un apprendistato nel settore degli asili nido un anno fa, dopo avere lasciato il Liceo. I posti sono pochissimi, e abbiamo sempre incontrato solo porte chiuse» racconta il padre: è la disperazione - spiega - che lo ha portato a cercare una soluzione "personalizzata". «Se le autorità non sono in grado di offrire un percorso ai nostri ragazzi, a farsene carico sono le famiglie. E allora, pagare per pagare, mi sono detto: tanto vale che impari un mestiere».
Nessuna azienda finora ha accolto l'offerta di D.D. Che rimane un caso limite, anche se non unico. «Può capitare che i genitori si dicano disposti a finanziare l'apprendistato» spiega a tio.ch/20minuti il direttore del Decs Manuele Bertoli, che non usa mezzi termini. «Questo esula totalmente dal sistema della formazione duale. In questi casi non si approva il contratto di tirocinio». In passato «sono emerse situazioni anomale e puntuali a posteriori» afferma il consigliere di Stato. «Sono state gestite di conseguenza dai servizi di formazione».
In termini generali, prosegue Bertoli, «ci sono settori in cui è difficile trovare un posto di apprendistato e altri in cui le aziende faticano a trovare un apprendista». Tutto un problema di domanda e offerta, quindi? «A volte non collimano. Certo la pandemia rischia di aggravare la situazione, ad esempio nel settore alberghiero e della ristorazione, per il quale apriremo un anno base di formazione affiancato da un supporto nella ricerca di un posto di apprendistato. Nel settore dell’infanzia invece aumenteremo di una classe la formazione degli operatori socio-assistenziali».
Quanto alle proposte - avanzate settimana scorsa dall'Udc - per incentivare (anche fiscalmente) l'assunzione di apprendisti nel corso dell'estate «abbiamo pronto un pacchetto di misure immediate che verranno presentate a breve» assicura Bertoli.