L'aumento progressivo dei contagi durante questa settimana non lascia indifferente Christian Garzoni.
Il medico identifica tre fattori che potrebbero portare a un nuovo innalzamento delle infezioni: «Gli assembramenti, la diversa percezione della malattia Oltralpe e i contagi da importazione»
LUGANO - La situazione epidemiologica in Svizzera preoccupa gli esperti della task-force del Covid-19. E l’aumento inequivocabile dei casi positivi registrato questo weekend - 69 ieri, 62 oggi - non fa stare tranquillo neppure il direttore sanitario della Clinica Moncucco Christian Garzoni. «Benché la situazione in Ticino sia sotto controllo - ci confida al telefono - sono molto preoccupato per quello che sta succedendo in Svizzera interna e condivido - senza cadere nell'allarmismo - la preoccupazione del capo della task force Matthias Egger».
«Contano i numeri» - A impensierire il medico infettivologo luganese, sempre in prima linea nella lotta al Covid-19, sono soprattutto potenziali focolai simili a quello della discoteca di Zurigo e il fatto che le infezioni, da inizio giugno, siano praticamente triplicate. «Quando c’è un’epidemia - precisa - a contare sono i numeri. E i numeri ci dicono che il virus ha ricominciato a diffondersi, seppure non dappertutto. Molti casi sono stati segnalati nel canton Zurigo, in Vallese e nel canton Vaud, mentre in Ticino per ora siamo un’isola felice».
Il risultato delle aperture del 6 giugno - Intanto il numero di riproduzione (R0) del Covid-19 - che indica quante persone un contagiato può infettare - è tornato chiaramente sopra la soglia critica dell’1. «Oggi - precisa il medico - siamo confrontati con il risultato delle aperture dello scorso 6 giugno, mentre per quelle successive non abbiamo ancora un riscontro».
Assembramenti da incubo - Garzoni identifica poi tre fattori a cui prestare molta attenzione per evitare un ulteriore aumento dei contagi. Il principale è quello legato agli assembramenti. «È un tema delicato che fa paura anche a noi esperti», precisa il medico. In effetti basta guardare quello che è successo negli scorsi giorni nel club di Zurigo dove 300 persone sono state poste in quarantena a causa di un solo paziente infetto. «In questi casi il contact tracing è fondamentale, ma risulta molto complicato farlo, se non impossibile». Per questo Garzoni ritiene fondamentale che la popolazione scarichi l’app di tracciamento SwissCovid (i dati di oggi parlano di quasi 810'000 utenti registrati), lanciando un appello che «più si è, meglio è».
Mascherine obbligatorie - Un secondo fattore che rischia di far crescere le infezioni è la diversa percezione che il Paese ha della malattia. «Nella Svizzera tedesca si ha una visione diversa rispetto al Ticino soprattutto per quanto riguarda il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine. Mascherine che ormai, purtroppo, non si vedono quasi più. Sostengo anche io un obbligo in certe situazioni a rischio come suggerito ancora oggi dalla Task Force Svizzera».
Infezioni dall'estero - Il terzo fattore di rischio è invece quello legato alle ferie estive ormai alle porte. «Più una persona viaggia in Paesi in cui la presenza del virus è più forte, più aumenta il rischio di casi d'infezione d'importazione, casi peraltro già osservati sia in Ticino che in Svizzera».
«Rispettiamo le regole» - Garzoni conclude con un invito rivolto a tutti i ticinesi: «La situazione al momento è buona. Ma non bisogna mollare. È fondamentale rispettare le semplici regole di uso di mascherine, distanziamento e igiene che abbiamo imparato a conoscere e che sono ancora fondamentali per evitare una nuova propagazione dell’epidemia. Infine prediligerei, almeno per il momento, le vacanze in Ticino, oggi un'isola felice, "quasi Covid-free", ».