È successo a un aiuto-cuoco in un ristorante del Sottoceneri. I sindacati: «Fatti gravi, da denunciare»
L'aggressività sul lavoro è un problema meno raro di quanto si pensi. Il caso di un 30enne frontaliere
CHIASSO - Aggredito, e disoccupato. Un 30enne frontaliere di recente si è rivolto ai sindacati e alla polizia, dopo essere stato aggredito dal proprio datore di lavoro. La vicenda è meno rara di quanto si pensi (abbiamo riferito casi simili in passato): ma come conviene comportarsi in queste situazioni?
I fatti risalgono ad alcuni giorni fa, e sono stati raccontati dallo stesso protagonista sul gruppo Facebook "Frontalieri Ticino". «Tutto è iniziato da un diverbio per motivi futili» ha raccontato a tio.ch/20minuti l'uomo, che da gennaio a giugno ha lavorato come aiuto-cuoco in un ristorante del Sottoceneri.
Il rimprovero verbale – racconta il lavoratore – sarebbe degenerato in un'aggressione fisica, con mani addosso e spintoni. La reazione del dipendente? «Me ne sono andato sconvolto, e mi sono recato in polizia». La vicenda viene segnalata dall'interessato ai commissariati di Chiasso e Lugano, ma non è sfociata in una denuncia per aggressione.
«In casi simili consigliamo sempre di aprire una vertenza, anche in assenza di testimoni» spiegano dal sindacato Ocst di Chiasso, a cui il 30enne si è rivolto in cerca di consiglio. «Un'aggressione sul lavoro è un fatto grave e va sempre denunciata». Nella fattispecie le cose finiscono diversamente: l'aiuto-cuoco rassegna le dimissioni. «Non ho voluto imbarcarmi in una causa dall'esito incerto» spiega. «E non volevo recarmi al lavoro un giorno di più».
Una decisione comprensibile, ma sbagliata. «In questo modo il lavoratore ha perso il diritto alla disoccupazione» spiega Nenad Iovanovic dell'Ocst. «Così è doppiamente penalizzato». Ma il dilemma è meno raro di quanto si potrebbe pensare, sottolinea Giangiorgio Gargantini di Unia: «Non capita tutti i giorni, ma abbiamo avuto diversi casi. Specie nei settori più sotto pressione, le tensioni possono esprimersi in episodi di aggressività, sia fisica che verbale e psicologica». Il consiglio in casi simili: primo, diffidare il datore di lavoro – formalmente – dai comportamenti aggressivi. Secondo, aprire una vertenza per ottenere una disdetta consensuale. Ed eventualmente chiedere un risarcimento.