Strage progettata alla Commercio di Bellinzona: è iniziata l'arringa della difesa
BELLINZONA - Un ragazzo «normale» che più normale non si può. Un «figlio del Ticino» con una famiglia «che più normale non si può». Il 22enne accusato di avere preparato una strage alla Commercio di Bellinzona era «uno studente brillante e un ragazzo simpatico e affettuoso».
Un giovane dalla faccia “pulita” che questa mattina, alle 9.30, si è presentato in giacca e camicia al Palazzo dei congressi di Lugano, per la seconda giornata del processo che lo vede imputato di atti preparatori di assassinio plurimo.
È iniziata così, con un ritratto dell’aspirante stragista, l’arringa dell’avvocato Luigi Mattei. Il legale difensore ha dipinto l’allora 19enne come uno studente modello, descritto dai compagni di scuola come «gentile, simpatico, addirittura servizievole». Eppure, nella primavera del 2018 l’imputato «ha iniziato a concepire nella sua mente un piano orribile».
La difesa non punta all’assoluzione, ma a ridimensionare il ruolo e le vere intenzioni del ragazzo. «Il punto - secondo Mattei - è come recuperare nel futuro questo giovane, che ha tutti gli strumenti per fare bene nella vita».
L’arringa ripercorre le tappe della “discesa agli inferi” del giovane. Una catabasi che «non coincide con un disegno stragista iniziato due anni prima» come sostenuto dall’accusa. Nel 2014 il licenziamento del ragazzo dall’apprendistato presso le Ferrovie - a causa di un piccolo furto - ha «certamente messo in crisi il ragazzo», come pure una delusione amorosa nel 2016.
Ma il giovane avrebbe acquistato il suo arsenale solo due anni dopo, «perché si era appassionato al tiro sportivo assieme ad un amico» spiega Mattei. Un arsenale di non poco conto: un kalashnikov, un fucile a pompa, una carabina 22, e il fucile semi-automatico AR 15. «Tutte armi acquistate legalmente e per cui aveva ottenuto un’autorizzazione cantonale».
Armi acquistate - sostiene la difesa - non allo scopo preciso di preparare la strage. Le cose degenerano un anno dopo. E tutto avviene nell’arco di un mese. Nella primavera 2018 il ragazzo «si taglia i capelli, inizia ad avere un atteggiamento di sfida verso la scuola, si rifiuta di studiare». Un cambiamento che non era sfuggito a nessuno, alla Commercio. L’aspirante killer che parlava di suicidio e «male assoluto», pronto a un gesto folle, assomiglia molto poco al «ragazzo fino al giorno prima responsabile, solare, intelligente e scolasticamente dotato» descritto dai compagni. E nemmeno all’imputato che, oggi, siede al centro dell’aula nel Palazzo dei Congressi.