Il Medico Cantonale si è espresso sul caso della recluta ticinese e sul contact tracing
L'Ufficio del medico cantonale: «il 30% dei nominativi sulla lista non sono veritieri o non sono leggibili»
BELLINZONA - Il rintracciamento dei contatti per raggiungere tutti gli avventori e i clienti del Woodstock Music Pub di Bellinzona procede, ma con alcune difficoltà. Per il momento, sono state contattate 249 persone su circa 350. Lo ha dichiarato Giorgio Merlani ai microfoni della RSI.
Contattato da tio.ch l'Ufficio del Medico cantonale conferma che «il 30% dei nominativi sulla lista non sono veritieri o non sono leggibili», inoltre «non si può escludere che tutti gli avventori abbiano lasciato i propri dati. Tutto ciò sta rallentando notevolmente l'attività di contact tracing».
«Ci sono 350 nomi, ma ci sono molte persone che chiamano dicendo che non hanno dato il nome pur affermando di esserci stati», ha ribadito Giorgio Merlani all'emittente, aggiungendo che «guardando nel dettaglio, molti nomi sono illeggibili, nella migliore delle ipotesi, spesso sono fittizi o addirittura parolacce, oltre a numeri di telefono illeggibili».
Le persone che vengono contattate, chiarisce l'esperto, non devono fare il tampone. Il senso è invece quello di metterle in quarantena, per bloccare il processo dei contagi.
In aggiunta, Merlani ha spiegato che il test non può essere una via di fuga, ad esempio per andare in vacanza se risulta negativo. «La quarantena va osservata per dieci giorni dal contatto, e non c'è test che tenga per uscirne prima. Lunedì sono entrate 12'000 reclute, tutte testate e i positivi tutti asintomatici. Quindi le raccomandazioni sono: quarantena, e se ci sono sintomi si testa» ha ribadito il Medico.
Infine, per quanto riguarda i contagi segnalati oggi, non sono riconducibili al locale di Bellinzona. Bensì, ad alcune reclute e a qualcuno rientrato nel Cantone dalla Serbia. Un dato interessante: «gli ultimi casi sono praticamente tutti solo giovani» ha detto Merlani.
«Il problema principale», ha concluso, «sono l'aumento delle occasioni di incontro, gli assembramenti nei locali pubblici notturni. E la soluzione non è l'uso delle mascherine, mi spiace dirlo, ma la riduzione del numero di persone, tracciare in modo serio, e se non funziona: chiudere».