Una giovane donna ticinese ha scelto di percorrerli da sola per mettersi in gioco e superare i suoi limiti
Un tragitto che l'ha portata in Ungheria, Ucraina, Russia, Mongolia, Cina, Vietnam e Birmania
PURA - Soraya Romanski ha 26 anni e si definisce una “selvatica”. I suoi occhi verdi e il suo sorriso trasmettono tranquillità. Sensazione che lei stessa cercava quando ha deciso di andare alla scoperta dell’Asia. Senza aereo e senza comfort, percorrendo tutto il tragitto via terra in un'immersione totale nella vita autoctona.
Com’è nata la scelta di partire da sola?
«Viaggiare è sempre stata parte integrante della mia vita, ho una predisposizione naturale che mi spinge a conoscere nuove persone e nuove culture. Dall'età di 19 anni compio viaggi della durata di un mese. Ultimamente sentivo la necessità di avere più tempo per immergermi in una realtà coinvolgente, senza nessuna scadenza, e alla fine sono tornata a casa dopo 6 mesi e 12 giorni».
Perché ha deciso di viaggiare via terra?
«Per sentire sulla mia pelle la connessione che c'è tra le persone e tra i diversi paesi. In aereo veniamo catapultati in una realtà distante in cui tutto è completamente diverso. Attraverso un percorso lento, via terra, è possibile cogliere le sfumature di paesaggi, lineamenti, culture, lingue e tradizioni. Quello che ti resta è una sensazione di legame tra i popoli, la consapevolezza di far parte di una sola umanità».
Ha avuto la possibilità di lavorare durante questo viaggio?
«Sono arrivata in Mongolia a novembre dello scorso anno, periodo totalmente privo di turismo viste le condizioni meteo poco favorevoli, con le temperature che si aggiravano attorno ai -30 gradi. Ho pensato che una valida alternativa per immergermi nella cultura sarebbe stata quella di lavorare presso un ranch, dove mi sono occupata di aiutare la famiglia locale nello svolgimento di tutte le attività di casa e con gli animali».
Quali sono state le maggiori difficoltà?
«Lavorare tutto il giorno al freddo mi ha provata, non ero abituata a queste condizioni. Persino l'accesso all’acqua, cosa per noi scontata, richiedeva uno sforzo immenso. Bisognava uscire, pomparla dal pozzo e trasportarla con delle taniche in casa. Queste condizioni mi hanno stremata, sia sul piano fisico sia a livello mentale. Io che non mangio carne ho dovuto aiutare nella macellazione di una mucca che è stata necessaria per sfamare la famiglia durante l'inverno».
Ha pensato di mollare?
«Mi sono dovuta adattare, non c'erano alternative. Sì, ho pensato di lasciare tutto e proseguire il mio viaggio altrove, ma poi mi sono fatta coraggio. Ad un certo punto il mio corpo si è abituato: al freddo, al lavoro, all'alimentazione. Ho sentito crescere in me una tenacia ed una forza che non sapevo di avere, ho persino deciso di trattenermi più a lungo».
Perché ha voluto condividere il suo viaggio su Instagram?
«Per raccontare alla gente un modo alternativo di viaggiare. Ho mostrato un percorso lontano dal turismo di massa, in forte relazione con la conoscenza di abitudini e costumi di altre società e con uno sguardo consapevole anche sulla storia dei luoghi. Un altro importante motivo è quello di dire ad altre donne che non solo viaggiare da sole è possibile, ma ci aiuta pure a scoprire le nostre risorse e a conoscere meglio noi stesse».
«Sempre rispettata e protetta»
PURA - Una valigia e tanta voglia di dedicarsi a se stesse. Sono sempre di più le donne che decidono di vivere la dimensione del viaggio in solitaria. Ci sono però anche molte donne che, condizionate dalla paura, non si sentono pronte. È proprio a loro che Soraya vuole mandare un messaggio: «Le paure sono per lo più mentali. Spesso sono semplicemente timori e pregiudizi degli altri proiettati su noi stesse».
Infatti, il momento più difficile è la partenza: «Una volta in viaggio si vive immerse nel presente. Affrontando le sfide una alla volta, ti rendi conto di poterle superare. Il percorso in solitaria ti permette di raggiungere una piena consapevolezza della tue capacità e del tuo essere».
«In tutto il mio tragitto, sull'arco di 23.000 km in quasi 200 giorni, mi sono sentita al sicuro. È sempre importante essere vigili, ma devo sottolineare che ho trovato un supporto enorme da altre donne che incontravo nei miei spostamenti. Mi hanno garantito una forte protezione».