Emergenza Covid, i rischi nascosti della trasmissione aerea. Christian Garzoni mette in guardia
Secondo l'infettivologo della Clinica Luganese «negli ambienti chiusi occorrono maggiori precauzioni». Specie in assenza di un buon ricambio d'aria
LUGANO - Quando un malato di Covid tossisce o starnutisce, diffonde le famigerate "goccioline" fino a otto metri di distanza. Sono i cosiddetti aerosol, gocce di dimensioni inferiori a cinque micrometri che rimangono nell'aria come una nuvola. È l'ultima preoccupazione degli esperti, sul fronte coronavirus.
Questa settimana 239 ricercatori da tutto il mondo hanno lanciato un appello all’Oms, chiedendo di prendere precauzioni di fronte al rischio di trasmissione aerea. E anche in Svizzera il tema sta guadagnando importanza nell'agenda delle autorità. La task-force Covid nominata dal governo, in un rapporto del 4 giugno, sottolinea come, in un minuto di conversazione, una persona infetta può diffondere fino a mille goccioline che rimarranno nell'aria per otto minuti. «Anche se il principale percorso di trasmissione è il contatto diretto - scrivono i ricercatori - gli studi dimostrano che il Sars-CoV-2 può essere trasmesso tramite aerosol, specialmente in ambienti scarsamente ventilati».
Anche Christian Garzoni, infettivologo della clinica Moncucco e membro della Commissione federale per la gestione della pandemia, mette in guardia sull'aria condizionata. «In un ambiente chiuso, come ad esempio un ufficio, gli impianti di condizionamento rischiano di distribuire il virus spostando l'aria nella stanza o semplicemente riciclandola invece di sostituirla» avverte.
Secondo l'esperto, la regola della distanza di 1,5 metri non è efficace, in questi casi. «Se qualcuno si trova a tre metri di distanza da me, il sistema di aria condizionata può portare la nuvola di virus fino alla mia postazione». Poi c'è il problema del riciclo d'aria: nel mattatoio Tönnies in Germania ad esempio, dove sono stati infettati 1500 lavoratori, si è scoperto che gli impianti di condizionamento non permettevano un ricambio sufficiente.
Per questi motivi, conclude Garzoni, «anche in ufficio indossare la mascherina è consigliato». La task-force governativa, dal canto suo, raccomanda di ventilare regolarmente gli ambienti chiusi. E di indossare la maschera in locali scarsamente ventilati, specialmente se la distanza minima non può essere mantenuta.