Il 59enne del Luganese indagato per sostegno alla 'ndrangheta ha rilasciato delle dichiarazioni
LUGANO - «Sì, lo conosco, è un mio carissimo amico». Non si nasconde il 59enne del Luganese coinvolto nella maxi-operazione antimafia che ha portato all'arresto di 75 persone tra Italia e Svizzera. In un'intervista a La Regione, in serata l'uomo ha confermato di essere in buoni rapporti con il boss Rocco Anello, il capo-clan che - secondo gli inquirenti italiani - avrebbe esteso la sua rete di estorsioni e riciclaggio dalla Calabria fino in Svizzera.
Il 59enne, operaio comunale, è indagato per sostegno o partecipazione ad un'organizzazione criminale. È stato interrogato per diverse ore dal Ministero pubblico della Confederazione, che collabora con le autorità italiane, e al rientro a casa ha rilasciato alcune dichiarazioni. «Conosco Anello, come conosco altre persone di cui mi hanno chiesto gli inquirenti» ha ammesso l'indagato. «Sono amici con cui vado a bere o mangiare qualcosa, qui o in Calabria, e poi ognuno per la sua strada. Quel che fanno non mi riguarda e non ne sono al corrente».
A casa dell'uomo, riferisce sempre la Regione, gli inquirenti hanno trovato una pistola e un fucile. «Regolarmente dichiarati» assicura il 59enne, che afferma di essere tranquillo. «Vivo in Svizzera da 42 anni e ho sempre lavorato onestamente». Quanto all'accusa di avere fatto da prestanome al clan, per l'acquisto di un terreno e di un frantoio in Calabria, l'indagato nega ogni accusa. «Quello che ho è tutto mio ed è tutto frutto del mio onesto lavoro, mio e della mia famiglia» ha dichiarato. «Le carte lo dimostreranno».