Estate Covid: l’obbligo della mascherina porta tensioni. Lo sfogo di un conducente. E gli appelli dei sindacalisti.
Giorgio Fonio (OCST): «Questa gente ha prestato servizio anche durante il lockdown». Angelo Stroppini (SEV): «Chiediamo più comprensione. È una questione di rispetto per chi lavora».
BELLINZONA - Autisti di bus come parafulmini. In particolare da quando è subentrato l’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici. A sollevare la questione, un conducente (che la redazione ha deciso di coprire col massimo anonimato). La sua storia è simile a quelle di tanti suoi colleghi. Indipendentemente dall’azienda per cui lavorano. «È un momento difficile per tutti – spiega –. Quello che la gente sembra non capire è che la colpa di questa situazione non è nostra».
Responsabilità individuale – Un recente caso verificatosi nel Mendrisiotto mostra quanta rabbia e frustrazione ci sia in questo momento a causa delle normative anti Covid-19. Un passeggero non voleva mettersi la mascherina. Tutti a chiedere l’intervento dell’autista. «Le responsabilità individuali non vanno scaricate su terze persone – sostiene Giorgio Fonio, sindacalista OCST –. Stiamo parlando di lavoratori che durante tutto il lockdown non hanno mai smesso di prestare servizio. Sono stanchi e stressati anche loro».
Un obbligo importante – Angelo Stroppini, sindacalista SEV, difende gli autisti a spada tratta. «Già lo avevamo fatto quando si trattava di doverli proteggere con una barriera in plexiglas. La clientela deve capire che la mascherina deve essere messa. Punto. Situazioni di ribellione o di conflitto vanno solo a creare problemi agli autisti. L’obbligo della mascherina ha permesso alla gente di tornare sui mezzi pubblici con maggiore tranquillità. Non è poco. È ora che tutti si responsabilizzino».
Bacchettati dalla direzione – Nella maggior parte dei casi, il conducente è isolato dal plexiglas. Fa salire i passeggeri solo dal lato posteriore e non permette loro di sedersi nei posti accanto a lui. Direttive emanate dall’alto per tutelare la salute di chi guida. «A volte – riprende l’autista che ha accettato di sfogarsi con Tio/20Minuti – i passeggeri ci attaccano perché non sono d’accordo con questa o con quella misura. Poi chiamano in direzione a reclamare. E ad andarci di mezzo siamo noi, che veniamo bacchettati. Siamo poco protetti in questo periodo da questo punto di vista».
Ipersensibilità e intolleranza – «Il cliente non può e non deve sempre avere ragione – tuona Fonio –. Soprattutto in un momento particolare come questo. È una condizione inedita per tutti. Dal punto di vista psicologico la popolazione è diventata ipersensibile e intollerante in maniera esagerata. Lo è con la polizia, con le commesse dei negozi. Con gli autisti del bus. Con lavoratori che non hanno alcuna colpa per quello che sta accadendo. Non è giusto che queste categorie di persone, esposte al pubblico, siano costrette a subire le ire della gente, messa a dura prova dal Covid».
L’appello – Stroppini lancia un appello. «È veramente una questione di rispetto verso chi lavora e cerca di fornire un servizio ottimale. Gli autisti in Svizzera sono tutti formati in maniera impeccabile. Può capitare qualche errore. Ma occorre anche relativizzare e contestualizzare. Chiediamo ai passeggeri più calma e comprensione».