Il Sindaco si è detto fiero della capacità di altruismo, generosità, e rispetto mostrata da Lugano durante la crisi
Nel suo discorso, Borradori si è anche mostrato rammaricato per l'annullamento di molte attività
LUGANO - «Viva Lugano. Viva il Ticino. Viva la Svizzera».
È così che il Sindaco di Lugano Marco Borradori ha concluso il proprio tradizionale discorso del Primo d'agosto in Piazza della Riforma, «nel cuore della città di Lugano», prima di introdurre l'inno nazionale, intonato con tutti i cittadini presenti.
Nella sua allocuzione, il sindaco si è detto in primis rammaricato dall'annullamento (causa Covid) di molte attività ed eventi che contraddistinguono solitamente le celebrazioni per la Festa Nazionale. «Il Primo Agosto rappresenta una delle giornate più gioiose e felici dell’anno per la nostra città; ci si riunisce per eventi, cortei, e per ammirare i sempre magici fuochi d'artificio» ha spiegato Borradori.
Tuttavia, questo 2020 particolare ha permesso a un'usanza tipica, (istituita già nel 1899, dal Consiglio federale, per festeggiare la Patria), di tornare in auge: «Mi riferisco al rito di far suonare a festa tutte le campane delle chiese, in tutti i cantoni, le città e i comuni della Svizzera». Una tradizione che permette di unire le comunità del Paese. In tal senso, il Sindaco ha ringraziato la Curia di Lugano e le numerose chiese che hanno aderito all'iniziativa e che hanno suonato a festa per unire simbolicamente «la nostra grande Lugano».
Campane che però, in questo periodo, ci fanno tornare alla mente «le settimane più difficili della crisi sanitaria», ha proseguito Borradori, «in quanto, purtroppo, hanno suonato a lutto anche nei quartieri di Lugano». In questo periodo complicato, però, «abbiamo visto lo straordinario valore della solidarietà nelle comunità dei nostri quartieri», «tra giovani e anziani, tra cittadini e operatori sanitari, tra chi ha più mezzi e chi meno».
Con emozione, il Sindaco ha perciò ammesso: «Mai come in questo periodo sono stato orgoglioso di rappresentare, da Sindaco, questa città, capace di altruismo, generosità, e rispetto per le disposizioni» date dalle istituzioni.
Come Lugano è capace di tenere insieme tutti i suoi quartieri, con le loro necessità e peculiarità, anche la Svizzera tiene insieme 26 Cantoni tanto diversi tra loro. Borradori ha così sottolineato come la crisi sanitaria abbia mostrato «che il nostro è un grande Paese, capace di far fronte ai bisogni dei suoi cittadini anche in momenti molto difficili».
E per poter vivere bene, le settimane di confinamento ci hanno ricordato l'importanza dello spazio pubblico. «Valorizzare lo spazio pubblico è oggi più che mai una priorità» ha detto il Sindaco, e gli spazi servono anche per discutere, «per sentire diverse campane», ciò che è la chiave della democrazia. Infatti, durante la crisi sanitaria, Lugano «ha fatto sentire la sua voce al Cantone quando abbiamo ritenuto necessario farlo, e anche il Ticino è stato capace di far sentire la sua voce a Berna quando, oltre Gottardo, la situazione che stavamo vivendo qui ci sembrava non fosse chiara alla Confederazione», ha detto il Sindaco, con orgoglio, ammettendo che quando c'è da criticare, «noi luganesi, quando ci impegniamo, siamo abbastanza bravi».
Infine, il Sindaco ha concluso in modo poetico: «mi piace pensare alla Svizzera come a una meravigliosa melodia prodotta dalle campane di diversi villaggi che hanno iniziato a suonare insieme 121 anni fa. Il suono della libertà, prodotto dal prodigioso spartito della democrazia – che il nostro Paese ha iniziato a suonare con la Costituzione Federale del 1848, ma che non sarebbe mai potuto essere composto senza l’indipendenza, sancita sul praticello del Grütli, che oggi festeggiamo».