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SVIZZERASostenitori dell'ISIS sotto processo, parola ai testimoni

10.08.20 - 17:43
Si presume che i due imputati siano responsabili di diversi viaggi in Siria effettuati da musulmani svizzeri
Keystone
Fonte ats sda
Sostenitori dell'ISIS sotto processo, parola ai testimoni
Si presume che i due imputati siano responsabili di diversi viaggi in Siria effettuati da musulmani svizzeri
I testimoni hanno contraddetto le loro stesse dichiarazioni, rilasciate in precedenza, tra le perplessità del Giudice.

BELLINZONA - Ha avuto luogo oggi al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona il primo giorno di processo a due presunti islamisti.

Il principale imputato, di 34 anni, ha soggiornato in Siria nel novembre e dicembre del 2013, stando all'atto d'accusa. Durante questo periodo avrebbe fatto parte di un gruppo di combattimento dell'organizzazione terroristica Stato islamico (Isis). Avrebbe addestrato guardie armate e partecipato ad azioni belliche.

Al suo rientro in Svizzera, ha fondato con il campione del mondo di boxe thailandese Valdet Gashi la scuola di arti marziali "MMA Sunna" a Winterthur. Inoltre, ha diretto l'organizzazione "Lies" (Leggi!), che ha come scopo la distribuzione gratuita del Corano.

L'altro imputato è accusato, in particolare, di avere avuto una relazione con una minorenne.

Le testimonianze - Nel corso del processo, il TPF ha interrogato una coppia di sorelle (e loro padre). Una delle due sorelle si è recata in Siria nel 2014 con un altro fratello, e conosce l'imputato principale sin dall'infanzia. Il padre, cittadino kosovaro, ha oggi, sorprendentemente, dichiarato che i due imputati non hanno nulla a che fare con il viaggio effettuato dai propri figli, sottolineando che hanno detto di aver organizzato il loro viaggio da soli.

Nel corso dell'interrogatorio, il testimone si è poi rifiutato di rispondere ad alcune domande. Un atteggiamento che ha costretto il Giudice a informarlo di essere obbligato a testimoniare.

Una condotta sorprendente poiché, prima dell'udienza odierna presso il TPF, il padre ha ripetutamente collegato l'imputato principale alla scomparsa dei figli. Il testimone ha così relativizzato le sue precedenti dichiarazioni rilasciate alle autorità, spesso affermando di non ricordarsene affatto.

Il testimone ha poi descritto il rapporto con i propri figli come buono, anche se una di loro ha raccontato a più riprese, e a più persone, di circostanze familiari "difficili". 

Il giudice, poco convinto, ha riassunto le dichiarazioni odierne del testimone come «eufemistiche» e «abbellite». Gli ha anche chiesto esplicitamente se avesse paura di rappresaglie o conseguenze, nel caso avesse confermato le sue precedenti dichiarazioni durante la testimonianza.

La stessa storia anche nel caso delle due figlie. Tutti e tre i membri della famiglia hanno così negato qualsiasi vicinanza all'imputato, contrariamente a quanto affermato in precedenza.

Nel frattempo, oggi in aula, entrambi gli imputati hanno negato le accuse. L'imputato principale si è poi detto pentito dei suoi comportamenti, e ha aggiunto di non aver più nulla a che fare con le persone frequentate all'epoca. «È stato il più grosso errore della mia vita», ha dichiarato.

L'uomo ha inoltre affermato di trovarsi, assieme alla sua famiglia, in gravi difficoltà a causa dell'eco mediatica suscitata dai suoi trascorsi estremistici. Vive oggi di aiuti sociali e ha contratto debiti. Nel 2016 è stato condannato a una pena pecuniaria per truffa.

Gli imputati.

Agente reclutatore - L'imputato principale avrebbe sfruttato tali strutture e i suoi contatti al fine di reclutare partigiani dell'Isis che si sono recati in Siria su sua richiesta per arruolarsi nell'organizzazione terroristica.

Tra i giovani reclutati figura pure Valdet Gashi, che sarebbe morto in un combattimento nel luglio del 2015. Ma il principale imputato avrebbe anche esercitato un'influenza su una minorenne e suo fratello che si sono poi recati da Winterthur nel Paese levantino.

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sospetta inoltre il presunto islamista di aver avuto contatti con influenti rappresentanti dell'islam salafista in vari Paesi. Viene citato in particolare Hussein Bosnic, condannato nel 2015 a sette anni di prigione per crimini terroristici, nonché altre relazioni con esponenti salafisti a Norimberga (D) e in Austria.

L'imputato deve rispondere pure di partecipazione a un'organizzazione criminale e rappresentazione di immagini violente: video di esecuzioni sono stati ritrovati sul suo cellulare.

Relazione con una minorenne - Il secondo uomo è accusato di atti sessuali con fanciulli e pedopornografia. Avrebbe intrattenuto una relazione intima con la minorenne che si era recata in Siria assieme alla sorella, e che ha testimoniato oggi.

Il binazionale svizzero e macedone, di 37 anni, si sarebbe sposato con rito islamico nell'ottobre del 2014 con la ragazza e l'avrebbe incitata a partire in Siria in dicembre. Anche lui avrebbe tentato di recarsi nel Paese levantino ma non vi sarebbe riuscito.

Il MPC ha trovato sul suo cellulare non soltanto rappresentazioni violente ma anche immagini di zoofilia e violenza sessuale su fanciulle.

Il Ministero pubblico della Confederazione attende i dibattiti, che dovrebbero concludersi mercoledì, prima di annunciare le sue richieste di pena. I costi dell'inchiesta ammontano a 560'000 franchi, di cui 450'000 dovrebbero essere addebitati agli imputati in caso di condanna.

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COMMENTI
 

Evry 4 anni fa su tio
Speriamo in condanne SEVERISSIME !!
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