È il bilancio del programma varato dalla Confederazione a sostegno dell'economia scaduto il 31 luglio.
L'Associazione Bancaria Ticinese: «Il Ticino è stato il Cantone con la più alta percentuale di crediti concessi in Svizzera (8.4%)».
BELLINZONA - Un miliardo e 300 milioni di franchi. A tanto ammonta il volume dei crediti Covid-19 richiesti in Ticino fino al 31 luglio, data in cui è scaduto il termine per l'inoltro delle richieste secondo il programma varato in marzo da Confederazione e banche a sostegno dell'economia svizzera. «Dopo la forte crescita registrata tra marzo e aprile, la richiesta di finanziamenti da parte delle piccole e medie imprese si è stabilizzata», commenta l'Associazione Bancaria Ticinese (ABT) che rileva regolarmente questi dati.
L'Associazione Bancaria Ticinese, poi, snocciola altre cifre. «I crediti Covid-19 sotto il mezzo milione di franchi - garantiti al 100% dalla Confedrazione - concessi sono stati 11'990 per un totale di oltre 1'068 milioni. Quelli superiori ai 500'000 franchi sono invece 120 per un totale di 273.5 milioni». Riassumendo sono quindi 12'110 le imprese ticinesi a cui sono stati concessi prestiti pari a 1.3 miliardi di franchi. «Il Ticino - precisa l'ABT basandosi sui dati aggiornati dalla SECO a livello nazionale - è stato il Cantone con la più alta percentuale di crediti concessi in Svizzera (8.4%)».
I settori che hanno ricorso maggiormente a questi crediti sono il commercio, l’edilizia, l’artigianato, il turismo e le attività amministrative. «La stragrande maggioranza delle richieste - conclude ABT - proviene da imprese con meno di dieci dipendenti e i limiti concessi sono solo parzialmente utilizzati, segno che molti operatori hanno chiesto liquidità per costituire una riserva da utilizzare solo in caso di persistenza della crisi economica».