Stefano Longhi non è d’accordo con chi critica la decisione giunta già in agosto: «Non c’era altra soluzione».
Per il presidente del Gruppo Capannone Carri Carnevale, piuttosto che lavorare nell’incertezza, è stato corretto agire per tempo.
CHIASSO - «Da amante del carnevale è chiaro che fa male, ma che la decisione sia stata presa già ora è una cosa più che positiva». A parlare è Stefano Longhi, presidente del Gruppo Capannone Carri Carnevale (GCCC), sodalizio che gestisce una struttura che accoglie cinque società carnascialesche del Mendrisiotto.
La notizia dell’annullamento dei principali carnevali ticinesi ha certamente lasciato l’amaro in bocca, ma quasi paradossalmente viene salutata positivamente dal presidente del GCCC, nonostante sia arrivata con largo anticipo: «Con tutte quello che è successo e che sta succedendo, ci mancherebbe che uno si ostini a voler fare carnevale. Se per un anno non lo si fa non muore nessuno». Pure un'edizione "rivisitata" non è vista di buon occhio da Longhi: «Carnevale è stare in piedi, divertirsi, e andare in giro a conoscere la gente. Se bisogna stare seduti tanto vale farlo».
«Ero già preparato alla notizia perché da parte mia, già mesi fa, avevo chiesto di sapere entro la fine di agosto se il carnevale 2021 avrebbe avuto luogo e a che condizioni», spiega Longhi. Per una guggen infatti è relativamente facile la preparazione al carnevale, visto che è sufficiente confezionare un vestito (che eventualmente si può riutilizzare l’anno dopo). Ma per i carri le tempistiche sono ben più lunghe, visto che la costruzione spesso inizia già in settembre.
«Posso avere tutte le rassicurazioni del mondo, ma se a dicembre arriva un nuovo lockdown?», si domanda Longhi. Ricordando come le società quest’anno non abbiano incassato un centesimo visto che le varie manifestazioni sono state annullate. «Già faranno fatica a far fronte alle spese fisse, ad esempio quelle legate al capannone, figuriamoci se devono costruire dei carri che poi magari nemmeno possono far sfilare».
Fra le spese fisse c’è proprio l'affitto del terreno su cui si trova il capannone, di proprietà delle FFS: 5’000 franchi. «Il problema è che in questo momento andare dagli sponsor, che magari hanno dovuto chiudere per qualche mese, non è facile. Ci sederemo a un tavolo e cercheremo di trovare una soluzione», conclude Longhi.