Non potranno beneficiare degli aiuti i lavoratori a tempo determinato, a ore o interinali
«Non siamo ancora arrivati al momento in cui questo genere di misure può essere allentato»
LUGANO - Il lavoro ridotto non è più per tutti e i sindacati non ci stanno. «È una decisione sbagliata», sostiene Giangiorgio Gargantini, segretario del sindacato Unia. «L’indennità del lavoro ridotto serve a proteggere l’impiego e i lavoratori precari sono i più colpiti da questa pandemia».
«Prima che questi salariati potessero beneficiare del lavoro ridotto abbiamo registrato un altissimo numero di licenziamenti di personale interinale o su chiamata», spiega Gargantini. «Una volta concessi gli aiuti anche a questa fascia, il fenomeno è stato arginato». Per il segretario si è trattato di un aiuto fondamentale che ha permesso fino ad adesso di limitare i danni: «Sappiamo benissimo che ci sono stati comunque tanti licenziamenti. Non dobbiamo pensare che abbia dato la risposta a tutto, ma in buona parte ha permesso di dare un importante sostegno».
Le preoccupazioni ora sono rivolte soprattutto agli stagionali: «Non siamo ancora arrivati al momento in cui questo genere di misure può essere allentato», prosegue il segretario. «Moltissimi di questi posti di lavoro sono legati al turismo ed è veramente il momento sbagliato per allentare queste protezioni», che conclude: «È chiaro a tutti che meno protezioni ci sono, più aumenta il rischio, e quindi il pericolo è certamente che il numero di licenziamenti vada ad aumentare a seguito di questa decisione».
Dello stesso avviso anche Giorgio Fonio, sindacalista Ocst, che si appella alla responsabilità delle aziende per salvaguardare l'impiego. «La Svizzera ha dimostrato in questa emergenza una capacità importante nel non lasciare indietro nessuno. È fondamentale che questo prosegua perché le conseguenze sociali potrebbero essere importanti».
Fonio ricorda anche che i lavoratori precari fanno parte delle fasce più deboli del mercato del lavoro e che negli ultimi mesi «si sono visti, come tutti, decurtare il 20% del salario. Quindi si parla di lavoratori già impoveriti dalla crisi».