Da gennaio 2019 i promotori del progetto attendono una risposta sulla domanda di costruzione
Si tratta di un progetto che integra anche un'area pensata per le bici elettriche, sempre più diffuse: «Gli adulti che scoprono la bicicletta con la pedalata assistita spesso non si rendono conto che non è così intuitiva da gestire»
BRÈ - Un surplace estenuante che sta logorando anche due appassionati del pedale come loro. Da quando è stato ufficialmente presentato, in una serata pubblica tenutasi nel gennaio 2019, sono trascorsi 19 mesi. Tanti, sicuramente troppi per Fabrizio Sala e Alessandro Pollini, i due promotori del progetto di Bike Park a Brè. «In realtà è un progetto che ci impegna da molto più tempo, quasi 6 anni - rileva Sala -. E purtroppo siamo a tutt’oggi ancora in attesa di una risposta dal Cantone».
Pensato per... - Il parco, tracciato nella conca naturale che sorge tra il nucleo del paese e il versante del Monte Boglia, è stato pensato per vari tipi di utenti. Si tratterebbe di una palestra a cielo aperto per chi vuole allenarsi con la mountain bike, ma anche di un luogo dove i principianti possono prendere confidenza con la due ruote tra salti, curve, dossi e dossetti tracciati su sterrato.
Per l'e-bike serve pratica - Inoltre il progetto Bike Park, quasi prevedendo l’ondata di bici elettriche che negli ultimi tempi si è riversata sulle strade e il conseguente aumento degli incidenti, contempla anche, spiega Sala, «una zona dove allenarsi e prendere confidenza con la e-bike. Non solo destinata a chi non è mai andato in bicicletta, ma anche ai 50-60enni che riscoprono la voglia di andare in MTB e non si rendono conto che esiste una notevole differenza con i modelli spinti da motore elettrico. Il peso della bici, di circa 10 kg maggiore, è ad esempio un fattore da saper gestire in discesa». «Ma anche la pedalata assistita - interviene Pollini - non è sempre così intuitiva da gestire. C’è un’inerzia per cui non è che smettendo di pedalare la bici subito si ferma. Sui terreni impervi può non essere facile da gestire».
Le resistenze locali - Niente cemento doveva essere la chiave per ottenere in tempi ragionevoli la licenza di costruzione. Invece l’investimento previsto di 380mila franchi, di cui la metà coperti da privati e il rimanente da vari attori pubblici, tra cui la Città di Lugano, galleggia nel limbo. A giudicarlo negativamente, va detto, è stata l'Associazione Uniti per Brè che segnalava il «mancato appoggio della popolazione». Resta tuttavia difficile per i promotori capire le ragioni della logorante attesa. «La volontà del Cantone di sostenere questi progetti (vedi sotto) sembra esserci, forse il problema è più a livello di autorità comunale. Noi chiediamo solo una risposta, per orientarci eventualmente altrove» conclude Sala.
Ormai più biker che calciatori
Da sei mesi a Biasca è attivo presso l’Ufficio Ticino Sentieri un centro di consulenza mirato sulle Mountain Bike. A testimonianza di un fenomeno in crescita (basti dire che, secondo l’Ufficio federale dello sport, il numero dei biker avrebbe superato quello di chi pratica il calcio amatoriale). Il responsabile è Mauro Regusci: «C’è un interesse importante e crescente di percorsi e infrastrutture. Se ci sono iniziative come quella di un Bike Park è perché un bisogno esiste - dice -. Quanto al nostro centro di competenza sulle MTB è stato creato per volontà delle Organizzazioni turistiche regionali (OTR) e del Cantone con l’obiettivo di orientare sulle scelte da fare per promuovere questa attività e lo sviluppo di nuovi percorsi». In quest’ambito, Ticino Sentieri, che è un’associazione di diritto privato, ha ricevuto questo mandato pubblico. Sempre più appassionati delle due ruote sono alla ricerca di tracciati: «La MTB in generale è ammessa sui sentieri - spiega Regusci -, esiste però una rete ufficiale, promossa come tale a scopo turistico, che si trova su SvizzeraMobile o sui siti delle OTR. Ciò non vieta di usare la MTB anche su altri sentieri». Quanto ai potenziali conflitti con i pedoni: «Non mi risulta ce ne siano di grossi in Ticino. Il territorio è ristretto e le esigenze sono tante. Ecco perché serve un coordinamento dell’offerta. E poi buonsenso e rispetto del prossimo da parte di tutti gli utenti».