Ammassati sotto la pensilina del bus o sui treni. Così tanti ragazzi con la riapertura degli istituti scolastici.
L'infettivologo Garzoni: «Non deve arrivare lo Stato a punire, ma deve essere il singolo a fare uno sforzo».
LUGANO - La scuola è ripartita seguendo i severi piani di protezione. Ma la nuova normalità anti Covid, fatta di mille norme e attenzioni e inevitabile tra i banchi di scuola, sembra non aver ancora trovato piena applicazione quando si tratta di trasporti.
Sì perché, treni e bus (o almeno i giovani che in questi giorni hanno ricominciato a sfruttarli con regolarità) non sembrano aver abbracciato completamente il concetto di distanze sociali. Lo dimostrano alcune immagini invitate da lettori questa mattina. Da una parte si vede un regionale diretto a Bellinzona, dall'altra la fermata del bus in stazione a Lugano. In entrambi i casi le immagini sono sufficientemente eloquenti: ragazzi ammassati uno addosso all'altro, molti senza mascherina.
«Anche in questi casi vale quello che si è sempre detto: ci vuole buon senso - sottolinea Christian Garzoni, infettivologo della clinica Moncucco -. Questo virus ha una capacità di diffondersi quando i contatti sono ravvicinati. Sotto il metro e mezzo di distanza, quindi, è potenzialmente trasmissibile».
Ed evidentemente sembra essere questo il caso: «Chi resta molto vicino a un'altra persona ed è senza mascherina è prima di tutto egoista, perché rischia di infettare qualcuno se è malato e asintomatico, poi mette a rischio anche sé stesso».
Il rischio, per Garzoni, c'è anche in un Ticino con contagi vicini allo zero: «È vero che allo stato attuale circola poco virus. Ma stiamo evidentemente parlando di situazioni che sono comunque a rischio. E questo rischio ovviamente aumenta di pari passo con l'aumentare dei contagi».
Cosa fare? Per l'infettivologo è lo Stato che deve chinarsi sul problema. Ma aggiunge anche: «C'è una legge chiara che obbliga a mettere la mascherina sui mezzi pubblici. Se poi ci si trova per strada ammassati, magari è il caso di indossarla anche in quelle situazioni. E magari distanziarsi un po' non sarebbe male. È importante fare appello alla responsabilità individuale e collettiva. Non deve arrivare lo Stato a punire, ma deve essere il singolo a fare uno sforzo».