Tamara Merlo commenta il parere espresso dal Consiglio della Magistratura su Akbas, Alfier, Fumagalli, Lanz e Lanzillo
«Bisogna interrogarsi sull'organizzazione del Ministero pubblico e il sistema delle nomine».
LUGANO - La rielezione di cinque procuratori pubblici "bocciata" dal Consiglio della Magistratura. Quello che ha travolto il Ministero pubblico ticinese è un mezzo terremoto. Che non accadeva da oltre vent'anni. Perché Zaccaria Akbas, Marisa Alfier, Anna Fumagalli, Francesca Lanz e Margherita Lanzillo abbiano ricevuto un preavviso negativo dall'organo competente non è noto né si ha intenzione di avanzare delle ipotesi. Quello che però salta all'occhio è che quattro procuratori pubblici su cinque sono donne.
Che sia sintomo di un ambiente difficile? O di un giudizio più severo riservato al genere femminile? Al momento non è dato saperlo. Ma una riflessione è possibile comunque intavolarla. Partendo forse proprio da uno dei membri che sarà chiamato a mettere la parola "fine" alla questione in Gran Consiglio: Tamara Merlo, deputata di Più Donne. «È prematuro giudicare prima di approfondire la questione - è la sua premessa -, ma sulla questione sorge spontanea una domanda: presso il Ministero pubblico c'è un'organizzazione e una gestione del personale all'altezza?».
Per la deputata «è importante chiedersi cosa sia successo e come rimediare». Forse il fatto che su cinque "bocciature" vi siano quattro donne (che su 20 pp erano 9 in totale) «potrebbe far pensare che la decisione del Consiglio della Magistratura possa essere una conseguenza più legata al clima di lavoro che non alle singole capacità», aggiunge Merlo. Soprattutto «pensando a chi si trova al Ministero pubblico da diversi anni. Non posso pensare che ci sono quattro persone che prima "funzionavano" e ora non più».
Tra i nomi figura anche chi occupa la posizione di procuratrice pubblica da meno tempo. «In Gran Consiglio sarebbe quindi bene chiedersi se non veniamo indotti a nominare qualcuno che magari non è in grado di fare questo lavoro - aggiunge la deputata -. In questo caso, allora, forse è il sistema delle nomine che non funziona». Da qui l'idea: «Si potrebbe pensare a un sistema duale, tipo l'apprendistato. Il procuratore pubblico non è un lavoro per tutti. Servono anche qualità personali e attitudine a un certo tipo di impiego».
Comunque, i giochi non sono ancora stati fatti. Ora la palla passerà in mano alla Commissione giustizia e diritti del Parlamento e l'ultima parola spetterà alla politica. Qualora la "bocciatura" dovesse venire confermata, «sicuramente è fondamentale che anche in questo ambito vi sia una pari rappresentatività delle donne - conclude Tamara Merlo -. Ma è ovvio che ci dovranno essere delle valide candidate in sostituzione delle eventuali uscenti».