Il ricercatore Alessandro Trivilini: «Un caso piccolo, ma unico»
Il gigante di Cupertino ha rinunciato alla possibilità di ricorrere. La sentenza di giugno è quindi definitiva: «Davide ha vinto contro Golia»
LUGANO - Chi ha vinto tra Davide e Golia? Come è andata a finire la partita tra il gigante Apple, azienda da poco valutata oltre duemila miliardi di dollari, e il ricercatore ticinese Alessandro Trivilini? Noi lo abbiamo chiesto al diretto interessato, nonché esperto di tecnologie digitali. Dopo un primo tempo finito a favore del ricercatore, i più si aspettavano la contromossa e la vittoria schiacciante del colosso americano. Tuttavia il "match" si è concluso con un risultato inaspettato e unico nel suo genere. Ma procediamo con ordine.
Proprio Apple - l'azienda di Cupertino fondata da Steve Jobs, che macina miliardi vendendo device tecnologici e di tendenza -, nei mesi scorsi aveva insinuato che il ricercatore ticinese avesse tentato di sfruttare e strumentalizzare il marchio con la mela.
Una mela “diet” - Effettivamente Trivilini, nel 2019, ha registrato una mela tutta sua. Invece che essere "morsicata", questa è “centimetrata”. Il marchio ideato dal ricercatore vuole essere una sintesi del pensiero snocciolato nel suo libro dal titolo "La dieta digitale dei sette giorni". Quest'ultimo si propone di fornire gli elementi per capire se si è o meno dipendenti della tecnologia. O, per dirla alla Trivilini: «se siamo noi a usare lo smartphone o se è lo smartphone a usare noi.».
L’attacco del gigante - La nuova versione del frutto è però risultata indigesta al gigante di Cupertino che ha accusato il ricercatore di voler trarre vantaggio dallo sfruttamento del ben più noto logo. E, tramite un importante studio legale, ha chiesto all'Istituto federale della proprietà intellettuale di Berna che venisse annullato.
«Il mio? Un settore completamente diverso che guarda al futuro» - «Peccato che nelle mie intenzioni non vi fosse la volontà di pormi come antagonista - sottolinea Trivilini -. Io non produco tecnologia, il mio settore è quello della salute», spiega. E del medesimo parere è stato lo stesso Istituto federale che a giugno, in prima istanza, ha rigettato l'opposizione di Apple con ben 12 pagine di motivazioni serrate e precise.
Nessun ricorso, battaglia vinta - Il gigante tecnologico, come spesso in casi analoghi, avrebbe potuto tentare la strada del Tribunale amministrativo federale (TAF). Ma ciò non è avvenuto. Insomma, «Davide ha vinto contro Golia», gioisce il battagliero ticinese, felice di poter mantenere inalterata la propria creazione. «Ce l’abbiamo fatta. Questo è un caso senza precedenti che apre una nuova strada per la ricerca rivolta alla cura dell’igiene digitale, e in particolare per lo sviluppo di tecnologie che siano sensibili all’etica, alla consapevolezza e a un uso sostenibile. In questo nuovo mondo post-Covid tutto è orientato alla sostenibilità, dall’economia all’ambiente, passando dai comportamenti ai consumi in generale».
Per Trivilini non è solo una vittoria. «Abbiamo dimostrato che si può non essere schiacciati dai grandi colossi. Questo perché dietro al marchio c’è una visione precisa, qualcosa di concreto che completa le tecnologie digitali offrendo a cittadini e aziende l’opportunità di distinguersi per uno stile di sviluppo e consumo “green”. E poi perché la Svizzera ha dimostrato, a differenza di altri Paesi, di tutelare anche il piccolo ricercatore. Nonostante l’attacco sia partito da un gigante».
Opposizioni in tutto il mondo - Apple, d’altra parte, è tutt’altro che nuova a questo tipo di azioni. Solo un mese fa si è mossa contro una piccola app di ricette culinarie. Il motivo? Il logo, una pera verde, ricorderebbe la celebre mela. E questo, secondo Cupertino, «provoca l'indebolimento del carattere distintivo» del suo logo. Sono decenni che il marchio creato da Steve Jobs si oppone ai tentativi di brevettare loghi simili al suo. Ovunque questi vengano pensati.
Il caso vinto dal ricercatore ticinese apre intanto a una nuova dimensione, la cura della salute in ambito tecnologico e uno sviluppo etico, consapevole e sostenibile delle tecnologie digitali.
«Questo è un piccolo caso ticinese ma davvero unico. Che può fare scuola - argomenta il ricercatore –. Io penso che Apple abbia fatto un passo indietro pe i temi messi in campo. Avrà pensato che fosse meglio non spostare troppo l'attenzione sul concetto di dipendenza digitale. Questa è solo una mia opinione personale. Tralasciando il caso specifico, considerati i cambiamenti in corso che il mondo sta affrontando, potrebbe invece trattarsi di una nuova grande opportunità da cogliere. Mettiamola così: di fronte a due smartphone moderni di pari caratteristiche tecniche, per i vostri figli comprereste quello che si mostra attento alla salute, oppure l’altro? In parole semplici, scommetto che molti genitori di fronte a una scelta, preferiscano per i loro figli il chewing gum con il bollino “salva denti”, che protegge e nulla toglie al piacere di mangiare una "cicca". Ecco, qui si colloca il valore del mio marchio e la sua visione».
Contro la “glicemia digitale” - Trivilini, oltre al libro e a diversi corsi e conferenze sul tema della dipendenza digitale, ha realizzato anche un’applicazione che permette di misurare la “glicemia digitale”. «In sostanza ti fa capire quanto sei mentalmente lucido, o meglio, quanto sei potenzialmente dipendente da un uso eccessivo e non equilibrato di questi device tecnologici (computer, telefonini etc…) in funzione di cinque parametri fondamentali: ansia, aggressività, isolamento, euforia e autostima». «E Apple produce proprio questi strumenti - aggiunge -. La mia applicazione non serve per vendere scarpe o trovare ricette. Fornisce consapevolezza attraverso una dieta digitale ponderata che tiene conto dello sviluppo pervasivo delle tecnologie digitali moderne, su un modello scientifico, che consente alle persone di misurarsi al fine di rimanere lucidi e consapevoli per evitare d'incappare nel baratro della dipendenza digitale. Tutti noi dobbiamo evitare che questo accada.».
Argomento, questo, a cui Trivilini tiene in modo particolare e che crede sia il tema del prossimo decennio. «Tutto attorno a noi deve rientrare in una dimensione di sostenibilità, anche quella dello sviluppo e del consumo di tecnologie digitali. Per questo il concetto d'igiene digitale potrebbe diventare presto un nuovo grande tema strategico per realtà come Apple. Nei telefonini, ad esempio, si potrebbero implementare strumenti che ti indirizzano e accompagnano verso un uso consapevole e attento alla salute, senza nulla togliere alle loro straordinarie potenzialità tecniche. E qui entra in gioco la forza del mio marchio e ciò che rappresenta con la dieta digitale dei sette giorni. La digitalizzazione in corso sta cambiando le regole del gioco, le nostre abitudini e il modo in cui viviamo la nostra quotidianità. Poter disporre di un marchio “green” a valore aggiunto che possa con autorevolezza, competenza e credibilità evidenziare una certa sensibilità verso uno sviluppo tecnologico etico, consapevole e digitalmente igienico potrebbe trovare il consenso delle nuove generazioni sempre più attente al concetto di sostenibilità. La nuova società digitale è già alle porte, ora sta a noi equipaggiarla nel migliore dei modi».