Luca Crivelli, Co-Responsabile del progetto Corona Immunitas Ticino: «Questa differenza sarà oggetto di studio»
Sul dato dell'11%: «È un po' più elevato rispetto a quello rilevato dal medico cantonale. L'epidemia nel frattempo non si è fermata»
LUGANO - Sarebbero circa 23 mila gli adulti residenti in Ticino (su un totale di circa 210'000) che a oggi sono entrati in contatto con il virus SARS-CoV-2. È quanto emerge dalla prima fase dello studio Corona Immunitas in Ticino, che si prefigge l’obiettivo di misurare la diffusione del Coronavirus, ma anche lo sviluppo dell’immunità, l’impatto sociale, economico e le conseguenze dell’epidemia sulla salute, mentale e fisica della popolazione ticinese.
«Una semplice proporzione» - Ma come è stato ricavato questo dato? «Abbiamo applicato il dato emerso dal campione di popolazione preso in analisi al numero di persone che in Ticino hanno quella stessa età, quindi dai 20 ai 64 anni. Insomma, è una semplice proporzione», spiega Luca Crivelli, economista specializzato in salute pubblica e Co-Responsabile del progetto Corona Immunitas Ticino. «Laddove il dato è sufficientemente rappresentativo e robusto, il risultato - nel nostro caso questo 11% che equivale alle persone entrate potenzialmente in contatto con il virus -, dovrebbe essere reale anche rapportato alla popolazione totale», prosegue l’esperto.
Niente a che vedere con i tamponi - Per Crivelli, il risultato di sieroprevalenza e quello dei tamponi non sono paragonabili. «Da una parte abbiamo i tamponi effettivamente realizzati, con i relativi positivi. Questa è la contabilità che tutti noi conosciamo e che ad oggi riferisce di 3’640 contagi dall’inizio della pandemia. Dall’altra c’è il nostro studio, che prende in esame tutto, dagli asintomatici a quelli che il virus l'hanno contratto, sono guariti e presentano solo gli anticorpi». E il cui risultato, non è poi così lontano da quello ottenuto con lo studio effettuato in precedenza dall’Ufficio del medico cantonale. «In quel caso si registrava un dato pari al 9%. Che non era così lontano dalla cifra che abbiamo ottenuto noi».
Le differenze, per l’esperto, sono da rintracciare sostanzialmente in due fattori. «Il nostro dato l’abbiamo ottenuto grazie a un test un po’ più affidabile e soprattutto l’abbiamo effettuato a distanza di alcuni mesi. Il primo risaliva ad aprile, il nostro alla fine di luglio. Evidentemente la pandemia si è ulteriormente estesa in questo lasso di tempo».
Differenze Locarno/Bellinzona «da chiarire» - A sorprendere, nei risultati dello studio Corona Immunitas, vi è anche la sostanziale differenza tra i positivi registrati a Locarno (15%) e a Bellinzona (10%). Che al momento non trova giustificazione. «Le persone potevano scegliere dove andare a farsi prelevare il sangue. Quindi non siamo neanche in grado di capire se siano soggetti che in quelle località ci abitano o vi lavorano, o ancora erano lì per altre ragioni», spiega Crivelli. «In ogni caso sono dati ancora molto freschi e sicuramente dovremo plausibilizzarli con una serie d'ipotesi. Al momento non siamo ancora nelle condizioni di commentare questa differenza, che sarà però oggetto di analisi nelle prossime settimane da parte del nostro team di ricerca».
Ora tocca ad anziani e bambini - Insomma, c’è ancora molto da fare. E questa, per i ricercatori che si stanno occupando dello studio, è solo una delle tante sfide prefissate per i prossimi mesi: «Adesso si va avanti con la seconda fase del test. Per noi è importante incoraggiare le fasce della popolazione degli adolescenti e bambini, quindi sotto i 20 anni, e quella degli anziani, sopra i 64 anni. Sarà importante una buona partecipazione, specie dei più anziani sui quali le informazioni attualmente esistenti sono davvero poche. Vogliamo studiare le relazioni tra le generazioni per vedere se e come si sono sviluppati i contagi. Per questo chiediamo ai bambini di portare nello studio un parente anziano, ad esempio un nonno. E chiediamo agli anziani di portare un nipote o comunque una persona giovane con cui hanno avuto un contatto».
Su quali numeri è stata condotta la prima fase dello studio.
A partire da luglio 2020, 8'000 persone residenti in Ticino di età compresa tra i 5 e i 104 anni sono state estratte a caso dall’Ufficio federale di statistica per partecipare allo studio Corona Immunitas Ticino. Di queste 8’000, un quarto (2’000) sono bambini o adolescenti sotto i 20 anni, un quarto sono anziani sopra i 64 anni. Dei 4’000 adulti selezionati, hanno risposto circa 1’300 persone che continuano a rispondere online ai questionari settimanali e mensili sull’evoluzione dell’epidemia e su come il suo impatto si modifichi nel tempo. Il test sierologico è stato eseguito su oltre la metà dei partecipanti (647).
Con il nostro 11% siamo sostanzialmente a livello di Ginevra, che ci segue da vicino. Nel Canton Vaud si è registrata una sieroprevalenza del 7%, a Basilea del 4% mentre a Zurigo la stessa scende al 3%.