La denuncia del sindacato Syna: «I datori di lavoro scaricano il rischio imprenditoriale sui dipendenti»
«Se l’impresa si ritrova dinanzi a un afflusso ridotto di ospiti o addirittura a una chiusura, il personale può essere lasciato a piedi nel giro di una settimana».
BELLINZONA - Si avvicina l’inverno e con esso anche i lavori stagionali. Che quest’anno sono contraddistinti da (ancora più) precarietà, a causa della presenza del coronavirus. Le temute chiusure temporanee e le restrizioni nel settore della ristorazione e dell’alberghiera rappresentano dei rischi. Che «i datori di lavoro stanno scaricando sui dipendenti».
È la denuncia del sindacato Syna, secondo cui attualmente per la stagione invernale si stanno stipulando contratti di quattro mesi con periodi di prova di tre mesi. Questo, perché durante il periodo di prova il rapporto di lavoro può essere risolto con un termine di preavviso di soli sette giorni. «Se l’impresa si ritrova dinanzi a un afflusso ridotto di ospiti o addirittura a una chiusura, il personale può essere lasciato a piedi nel giro di una settimana».
Inoltre, pare che i contratti attualmente non indichino il grado di occupazione, che viene concordato solo a voce. «Così, però, i dipendenti subiscono forti fluttuazioni di reddito, fino alla perdita completa del salario - scrive il sindacato -. Il problema sta nella forma scritta: l’obbligo legale di continuare a percepire il salario non può essere rivendicato senza prove scritte».
Il Syna si rivolge pertanto alle autorità politiche affinché «creino un ambiente economico sicuro» nell’industria alberghiera e della ristorazione per la stagione invernale, «evitino la chiusura degli esercizi», «salvaguardino con misure di protezione i posti di lavoro» e permettano ai ristoranti di offrire più posti a sedere all’aperto ricorrendo a funghi riscaldanti, tende e altro.
Infine la richiesta ai datori di lavoro: «Non scaricate il rischio imprenditoriale su dipendenti, non utilizzate scappatoie e trucchetti legali nei contratti di lavoro, perché significa giocare con il reddito dei lavoratori».