Scene d'isteria al check-point. E le lamentele arrivano al medico cantonale. Il Centro medico: «Troppo nervosismo»
CHIASSO - I ticinesi alla prova dei nervi. Col dilagare della seconda ondata i test del tampone esplodono (al ritmo di 1500 al giorno, stando agli ultimi dati) e diventano sempre più degli stress-test. A volte degenerano in scene d'isteria, come quella verificatasi venerdì al Centro medico di Chiasso, sfociata in una segnalazione al medico cantonale. Un paziente e un medico sono quasi venuti alle mani.
La capacità di sopportazione sembra vicina al limite, come la capacità di tracciamento. Da settimana scorsa il Dipartimento della sanità, oberato dalle richieste di tamponi, ha attivato una convenzione con diversi studi medici sparsi sul territorio, per "esternalizzare" i test. Dei check-point sono stati allestiti ad esempio nei Centri medici di Chiasso, Mendrisio, Lugano, Locarno e Bellinzona. «Nel complesso effettuiamo circa 50-60 tamponi al giorno» spiega la direttrice della rete Isaura Montagner. «La maggior parte dei pazienti ci vengono girati dalla hotline cantonale. È un servizio che svolgiamo volentieri, ma è tutt'altro che semplice».
Le lamentele non sono mancate fin dai primi giorni. La segnalazione inoltrata all'Ufficio del medico cantonale da un cittadino - che venerdì si trovava a Chiasso per una visita ordinaria - riguarda lo smistamento dei pazienti Covid e non-Covid. «Mi sono trovato in un'unica fila, senza separazione - racconta -. Una cosa assurda». Il Centro medico assicura che «i pazienti vengono indirizzati su canali distinti» e il protocollo è stato approvato dall'autorità di vigilanza sanitaria. Anche negli ospedali i flussi dei pazienti in ingresso vengono tenuti rigorosamente separati, fanno sapere dall'Eoc.
«Delle eccezioni possono verificarsi, per esigenze di registrazione del paziente, ma sono gestite in tempi rapidi e con tutte le precauzioni necessarie» assicura Montagner. A preoccupare di più i medici al fronte è, semmai, il comportamento dei pazienti. «C'è molto nervosismo, e persino mancanza di fiducia. Il personale è spesso aggredito verbalmente, soprattutto al telefono. Col passare dei giorni la piega peggiora».
Ne sa qualcosa il dottor Alessandro Rizza, che venerdì si trovava di picchetto nel check-point Covid allestito in un tendone fuori dal Centro medico di Chiasso. A fare le spese dei malumori per le file "non separate" è stata una segretaria «aggredita verbalmente e messa con le spalle al muro da un paziente furioso» racconta Rizza. «Sono dovuto intervenire». Attimi di tensione, conclusisi - per fortuna - solo a male parole. E con una lettera di lamentele del paziente, che ora è sulla scrivania del medico cantonale.
«Abbiamo tantissimo lavoro, stiamo facendo uno sforzo immane. Riceviamo ringraziamenti, ma anche sempre più critiche. Come se non avessimo già abbastanza cose a cui pensare» commenta Rizza. «Capisco le preoccupazioni della gente, ma non è il momento di perdere la testa». Un appello prezioso visti i tempi in arrivo.