Il Governo fa il punto sulla situazione coronavirus e presenta nuove misure.
Da lunedì e almeno fino alle vacanze natalizie la mascherina sarà obbligatoria nelle scuole medie di tutto il cantone. Previste misure di controllo alla frontiera con l'Italia, ma serve l'ok di Berna.
Il Consiglio di Stato ha indetto una conferenza stampa per aggiornare la popolazione sulla situazione in Ticino legata alla diffusione del coronavirus. All’incontro informativo erano presenti il presidente del Governo Norman Gobbi, il medico cantonale Giorgio Merlani e il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) Manuele Bertoli.
Quest’ultimo ha presentato nel dettaglio la nuova misura che entrerà in vigore da lunedì: la mascherina obbligatoria in tutte le scuole medie del cantone. Una disposizione valida per allievi, docenti e personale che lavora negli istituti, che resterà in vigore almeno fino alle vacanze natalizie. Le mascherine saranno fornite agli allievi dei vari istituti per un uso di una al giorno.
Nel corso della conferenza stampa sono però stati affrontati anche altri temi: l'attuale situazione negli ospedali e nelle case di cura ticinesi, l'errore nella comunicazione dei risultati di 20 test PCR e l'impatto sul nostro cantone delle misure contenute nel nuovo decreto italiano.
La conferenza stampa è conclusa.
Si entra solo per lavorare - «Chi entra da noi per lavorare non è autorizzato a rimanere sul nostro territorio per fare altro», ha aggiunto Gobbi. L'invito che faccio alla Confederazione è dunque quello di aumentare i controlli in questo senso, «ma i tempi bernesi non sono propriamente rapidi...». Per questo anche la Polizia cantonale verrà impiegata. Gobbi si è però appellato anche alla «coscienza dei datori di lavoro».
Passaggio della frontiera - «Lombardia e Piemonte sono zone rosse, quindi non ci si può andare a trovare la ragazza, ma solo per motivi lavorativi, di studio o di salute. Se la ragazza vive a Firenze invece sì, perché la Toscana non è zona rossa», ha risposto Gobbi a una domanda. Su un'eventuale multa per chi sgarra, Gobbi ha risposto che questo andrebbe chiesto alle autorità italiane.
Errore di comunicazione - Dopo i tre interventi è giunto il momento delle domande. La prima è sull'errore commesso da un laboratorio d'analisi che ha messo in isolamento 10 persone in realtà negative e lasciato "a piede libero" 10 positivi. «Bisogna precisare che chi è sintomatico resta a casa a prescindere da qualsiasi test. Perché non sta bene o semplicemente per buonsenso. E infatti la maggioranza di loro è comunque rimasta a casa», ha detto Merlani. Che ha sottolineato come l'errore faccia parte della natura umana. «Per i giornalisti è facile, basta fare un errata corrige. Se l'errore lo fa un medico si vede eccome, ma purtroppo può capitare. Non è comunque stato un errore così catastrofico».
«Non possiamo decidere il tempo che farà, ma possiamo influenzarlo», ha concluso usando ancora una metafora meteorologica il medico cantonale.
«In estate mettevamo in quarantena chi proveniva da una zona che registrava 60 casi ogni 100mila abitanti. Ora in Ticino siamo a 20 volte quel valore», ha aggiunto Merlani. Nonostante ciò e nonostante le difficoltà c'è solo un leggero ritardo per quanti riguarda il contact tracing. «Non stiamo parlando della calla che non passa con qualche centimetro di neve, qui ci sono metrate di neve».
A livello cantonale, oggi c'è stato un nuovo record di casi. Attualmente ci sono 224 pazienti ricoverati negli ospedali ticinesi, circa la metà del numero massimo registrato lo scorso mese di marzo. «Siamo tutti stanchi e stufi di questa situazione. Sono il più stufo di tutti a sentire i soliti messaggi, ma è necessario ripeterli. Tutti devono fare attenzione alle misure d'igiene e al distanziamento sociale», ha ribadito Merlani.
Contact tracing al limite - Dopo i due consiglieri di Stato è intervenuto il medico cantonale Giorgio Merlani, che ha fatto il punto sulla situazione epidemiologica a livello svizzero e sul contact tracing. «All'inizio per un caso in isolamento c'erano 3-4 casi in quarantena. Ora il rapporto è uno a uno. Questo perché ci sono meno contatti, ma anche perché le capacità del contact tracing stanno arrivando al limite», ha spiegato.
Nelle lezioni di lingua o di educazione fisica, mantenendo le necessarie distanze, sarà però possibile una deroga e quindi si potrà non indossare la mascherina. «È determinate continuare in presenza perché è la scenario che funziona meglio. Anche perché siamo in un periodo determinante a livello scolastico, non siamo più a giugno come durante la prima ondata», ha spiegato Bertoli, appellandosi a un comportamento responsabile anche al di fuori delle scuole.
L’obbligo per allievi, docenti e personale che lavora in queste scuole scatterà lunedì, con la ripresa delle lezioni, e resterà in vigore almeno fino alle vacanze natalizie. Dunque almeno per sei settimane.
Mascherina a scuola - Dopo il presidente del Governo ha preso la parola il suo vice e direttore del DECS Manuele Bertoli. «Finora i piani di protezione hanno funzionato bene, ma nelle ultime settimane sono aumentate le quarantene di classe. Per questo, oltre alla necessità di evitare il passaggio allo scenario 2 (scuola ibrida) o allo scenario 3 (scuola a distanza), il Governo (su proposta del DECS) ha deciso di rendere obbligatoria la mascherina facciale nel sedime e all'interno di tutte le scuole medie del cantone.
«La maggioranza della popolazione si è mostrata diligente, occorre continuare così. Ognuno può dare il suo contributo per abbassare il numero di contagi», ha detto in conclusione Gobbi.
Chieste misure di controllo - Gobbi ha ribadito che sarà possibile andare in Italia solo per comprovate esigenze lavorative o di salute. Per quanto riguarda i legami affettivi oltre confine Gobbi ha dichiarato che le autorità ticinesi sono sensibili a questo aspetto e si sono attivati con le forze dell’ordine italiane per avere un occhio di riguardo su questo tema. Il presidente del Governo ha invitato i ticinesi a comportarsi come “montanari coscienziosi”, evitando di inciampare in qualche ostacolo. «Stringiamo i denti ora che la fatica si fa sentire e aiutiamo chi è in difficoltà», ha concluso.
Solidali con i romandi - La conferenza stampa è cominciata. Il primo a prendere la parola è stato il presidente del Governo Norman Gobbi, che ha espresso vicinanza a tutti i ticinesi: «Comprendiamo la stanchezza, ma dobbiamo restare uniti nell'affrontare la crisi e questa dura sfida con continui adattamenti». Il Ticino è pronto a fare la sua parte per sostenere eventuali richieste che giungeranno dal resto della Svizzera, in particolare da quella romanda.