Quali sono gli errori in cui spesso le persone incorrono quando fanno o ricevono un atto esecutivo? Parla l'avvocato
LUGANO - Marco Vigilante, avvocato presso lo studio Gambazzi e Berra di Lugano, condivide con noi la sua esperienza professionale, offrendoci dei consigli e una linea guida in pillole utili per non incappare negli sbagli più frequenti – e talvolta dispendiosi – quando si riceve o si effettua un precetto esecutivo.
Come si fa un precetto esecutivo?
«Può essere fatto in diversi modi. Si può compilare un formulario chiamato “domanda di esecuzione” che si ritira fisicamente negli uffici di esecuzione o che può essere scaricato direttamente dal sito dell’amministrazione cantonale. In alternativa, esiste anche sulla piattaforma federale un servizio di compilazione elettronica del precetto dove vengono inseriti tutti i dati del creditore, del debitore e del credito che si vuole fare valere».
Quale di queste opzioni consiglia?
«L’ultima. Il vantaggio della compilazione tramite la piattaforma federale è che viene già indicato qual è l’ufficio esecuzioni competente. Infatti, quello che le persone spesso non sanno è che l’ufficio al quale va notificata la “domanda di esecuzione” è quello dove risiede il debitore. Per intenderci: se uno è domiciliato a Lugano e deve chiedere denaro a una persona che vive a Biasca, dovrà notificare la domanda di esecuzione all’ufficio di Riviera a Biasca e non a quello di Lugano. Solitamente molti sbagliano perché non conoscono questo tecnicismo».
Cosa comporta la notifica all’ufficio sbagliato?
«Semplicemente la domanda di esecuzione viene respinta ma alcune tasse vanno pagate comunque. Dunque, per poter continuare, bisogna fare una nuova notifica all’ufficio competente e pagare di nuovo».
Cosa deve fare invece chi riceve un precetto esecutivo?
«Normalmente, il debitore riceve l’atto in forma di lettera raccomandata e firmerà al postino l’avvenuta consegna. Se poi reputa che la richiesta di denaro sia ingiustificata, allora non deve limitarsi a firmare ma deve fare anche opposizione. Ci si può opporre nel momento del ritiro del precetto o entro dieci giorni dalla sua ricezione con una lettera o una telefonata all’ufficio esecuzioni che ha emesso l’atto. Suggerisco comunque di opporsi attraverso lettera raccomandata. Moltissime persone non lo sanno e finiscono per far decorrere i dieci giorni, lasciando quindi che il precetto diventi definitivo».
Cosa significa?
«Significa che il creditore ha la possibilità di procedere col pignoramento ovvero il fallimento e il debitore non potrà più far nulla a questo punto perché, non essendosi opposto nei tempi previsti, è come se avesse accettato che quei soldi fossero dovuti. Se invece si fosse opposto, allora il creditore sarebbe dovuto andare davanti al giudice a chiedere di cancellare l’opposizione tramite un procedimento giudiziario».
Come si cancella un atto esecutivo?
«L’unico che può cancellarlo dall’estratto esecuzioni è il creditore: se entro un anno dalla notifica non si rivolge al giudice per far valere il credito non significa che, scaduto l’anno, il precetto si cancelli automaticamente dall’estratto del debitore. La cancellazione automatica avviene solo dopo cinque anni».
Intrappolati nella morsa dei precetti
Nel corso della sua carriera, Marco Vigilante ha visto spesso dei casi di persone intrappolate nella stretta di un atto esecutivo: «Credo che un grande limite del nostro ordinamento giuridico sia quello di concedere a chiunque la possibilità di fare un precetto senza dover presentare alcuna motivazione che lo legittimi, salvo il caso in cui non si faccia opposizione», sostiene l’avvocato luganese. Dunque anche gli individui che sono o si sentono ingiustificatamente destinatari di un atto esecutivo, talvolta possono esserne fortemente penalizzati per anni. «È un problema, perché spesso l’estratto esecuzioni di un soggetto viene richiesto e deve essere intonso per poter accedere a finanziamenti di diversa natura, a concorsi pubblici, al rilascio di permessi e documentazioni. Per dirlo in modo semplice, potenzialmente una persona può rovinarne un’altra facendole un precetto solo perché le sta antipatica», conclude Vigilante.