Critiche da parte dell’Associazione ticinese dei giornalisti per come Gobbi e Cocchi hanno gestito la conferenza stampa
BELLINZONA - La conferenza stampa che Norman Gobbi e il capo della polizia ticinese Matteo Cocchi hanno tenuto ieri a Bellinzona a seguito del clamoroso accoltellamento alla Manor, ha lasciato parecchia delusione tra i giornalisti. La sensazione è stata quella di un appuntamento mancato con l’informazione, dato che né il presidente del governo, né il capo della polizia cantonale ticinese, nè la responsabile della polizia federale, Nicoletta Della Valle, hanno voluto spiegare chiaramente quale fossero gli elementi che portavano a valutare l'ipotesi dell’attentato terroristico. Poi, in tarda serata la Fedpol sul proprio profilo twitter ha precisato la donna era nota in quanto il suo nome era legato a un’indagine di polizia del 2017 relativa al terrorismo jihadista.
Sulla conferenza di ieri ha preso posizione oggi anche l’Associazione ticinese dei giornalisti che si è detta “sconcertata” e “delusa” per come è stato gestito l’incontro stampa.
«Non hanno palesemente voluto dire - attacca il presidente dell’ATG, Roberto Porta - quanto è stato poi comunicato, un paio d’ore più tardi, attraverso un messaggio twitter dalla stessa polizia federale e cioè che la donna di 28 anni arrestata alla Manor non solo era conosciuta alle autorità ma che era apparsa nel 2017 in un’inchiesta su questioni legate al jiadismo. A Bellinzona ci si è invece limitati a dire che la persona era conosciuta dalle autorità, senza entrare nei dettagli, nonostante le domande dei giornalisti. Perché non dire alle 19 quello che è stato poi comunicato con un messaggio twitter tre ore dopo? Perché si organizza una conferenza stampa su un fatto di questa gravità per poi affidare la notizia più importante ai social media?».
Al termine della conferenza stampa, Norman Gobbi davanti alle telecamere di RSI e Teleticino ha riferito che ha associato la donna arrestata ai lupi solitari islamisti. «Perché dire questo in diretta televisiva e non dire la stessa cosa, pochi minuti prima, in conferenza stampa?» chiede Roberto Porta.
«L’impressione generale scaturita - continua l’Associazione ticinese dei giornalisti - è quella della confusione, del dire per non dire e del trincerarsi dietro procedure amministrative. Per poi, presi in contropiede, affidarsi ad un tweet in tarda serata.