Dopo le ispezioni, una delle quali nel nostro Cantone, sono stati chieste verifiche accurate per evitare abusi e frodi.
Argovia, Friburgo, Lucerna, Ticino e Zurigo. In questi cinque cantoni si concentrano 3,2 miliardi di franchi di contributi per l'orario ridotto, ossia il 42% del totale.
BERNA - I contributi per l'orario ridotto alle aziende colpite dalla pandemia nascondono rischi. Dopo ispezioni in cinque cantoni, fra cui il Ticino, il Controllo federale delle finanze chiede controlli più approfonditi.
Fino a fine settembre, la Confederazione ha stanziato 7,5 miliardi di franchi per sostenere le imprese che hanno fatto ricorso alla disoccupazione parziale. I contributi, previsti inizialmente fino alla fine di agosto, sono stati concessi con una procedura semplificata e sommaria. In agosto il Consiglio federale ha quindi deciso di prolungare la procedura fino alla fine dell'anno.
Questa estensione è "rischiosa", scrive il Controllo federale delle finanze (CDF) in un rapporto pubblicato oggi. La procedura sommaria comporta notevoli rischi di errore, di abuso e anche di frode. La sua estensione non era peraltro necessaria, visto che molti Cantoni si sono nel frattempo organizzati per esaminare le richieste.
Il Ticino tra i maggiori fruitori - Il CDF ha tirato queste conclusioni sulla base di un'inchiesta, realizzata in collaborazione con la Segreteria di Stato dell'economia (SECO), presso le casse cantonali di disoccupazione di Argovia, Friburgo, Lucerna, Ticino e Zurigo. In questi cinque cantoni si concentrano 3,2 miliardi di franchi di contributi per l'orario ridotto, ossia il 42% del totale, stando al rapporto del CDF.
L'ente federale di vigilanza finanziaria scrive di aver constatato il funzionamento dei controlli sulla conformità delle richieste di orario ridotto. Il CDF raccomanda tuttavia di intensificare i controlli all'interno delle casse cantonali di disoccupazione.
Su 25 aziende prese in esame, quattro hanno infatti versato ai loro dipendenti, oltre ai contributi di disoccupazione parziale, anche indennità per perdita di guadagno legate al Covid-19. Il problema è che le casse disoccupazione non hanno accesso ai dati sui contributi per la perdita di guadagno.
Per questo motivo la SECO sarà ora tenuta ad adottare misure per verificare i dati di queste quattro aziende, per ottenere il rimborso dei pagamenti in eccesso.
140 milioni di pagamenti di troppo - Diverse società non hanno del resto rispettato il termine legale per la trasmissione dei conteggi sull'orario ridotto. I contributi sono stati comunque versati e il CDF ritiene che fra marzo a maggio 2020 potrebbero essere stati versati 140 milioni di franchi di troppo nei vari i Cantoni. Anche in questo caso, la SECO dovrà garantire l'adozione di misure correttive.
Nei Cantoni ispezionati, la lotta agli abusi si è limitata a individuare e chiarire i sospetti. Per motivi di tempo, non è stato possibili effettuare ulteriori indagini, osserva il CDF.
Dal mese di marzo la SECO ha ricevuto 800 segnalazioni di possibili irregolarità ed ha selezionato 277 casi per un'ispezione. Tra questi vi sono 213 casi identificati attraverso la piattaforma del CDF. A fine settembre questi casi interessavano 178 società che hanno ottenuto indennità di lavoro ridotto per circa 145 milioni di franchi. La metà di loro ha ottenuto anche crediti agevolati per il Covid.
Tra luglio e settembre, l'ufficio di revisione della SECO ha effettuato 36 ispezioni presso le imprese interessate da segnalazioni di irregolarità. Ciò ha comportato la restituzione di 1,1 milioni di franchi e l'inoltro di sei denunce penali.
Il CDF sottolinea infine il ritardo nell'installazione di una piattaforma informatica armonizzata per tutti i Cantoni. La situazione sembra essere stata risolta dopo la sua indagine. Dalla fine di settembre, tutte le casse di disoccupazione in Svizzera utilizzano il sistema dell'assicurazione contro la disoccupazione.