Alcuni docenti indisponibili per colpa della pandemia. Il Decs: «Assenze in lieve aumento, ma ancora gestibili».
I bambini piccoli però non sono la causa principale dei contagi. Lisa Kottanattu, specialista in pediatria e malattie infettive: «Tra loro il virus circola meno. Su 1'300 test effettuati, solo una cinquantina sono risultati positivi».
BELLINZONA - Quarantene di classe. Docenti isolati a casa perché positivi al virus. Neppure il mondo dell’istruzione ticinese è risultato immune alla pandemia, sebbene le misure di protezione messe in atto sembrano aver evitato scenari peggiori e difficilmente sostenibili.
Certamente alcuni docenti si sono ammalati e hanno dovuto marcar visita, ma per ora le scuole ticinesi reggono bene. «Le assenze per isolamento o quarantena alla fine rispecchiano le fluttuazioni dell’andamento epidemiologico generale», precisa il Decs che da inizio anno scolastico ha comunque notato «un lieve aumento» rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. «Le assenze sono gestibili e vengono affrontate dai vari istituti scolastici come in una situazione ordinaria facendo capo alle proprie forze: ovvero docenti già attivi, e supplenze interne ed esterne».
La scuola ticinese può quindi guardare al prossimo futuro con moderato ottimismo. E questo per almeno due motivi. Il primo è che dall’introduzione dell’obbligo d'indossare la mascherina a partire dalle scuole medie le quarantene di classe si sono praticamente azzerate. Il secondo è che il contributo alla diffusione del virus dei bambini sotto gli undici anni è molto marginale, a differenza dei più grandicelli che infettano come gli adulti. Scuole elementari e dell’infanzia sono quindi più raramente potenziali focolai del virus.
«Sicuramente non è colpa dei bambini più piccoli se i casi sono in aumento. Abbiamo sempre detto - sottolinea la dottoressa Lisa Kottanattu, specialista in pediatria e malattie infettive all’EOC - che tra i bambini più piccoli il virus circola meno e per questo loro sono poco frequentemente la causa del contagio». Ma non solo. «Secondo i dati in nostro possesso - precisa il capo servizio dell’Istituto Pediatrico della Svizzera italiana - nella maggioranza dei casi i bambini si contagiano a causa di un adulto».
L’equazione, quindi, è chiara: più il virus circola nella comunità più c’è il rischio che oltre agli adulti si infetti anche qualche bambino. Ma i casi di positività tra i più piccoli restano comunque molto rari. «Da inizio estate - precisa la dottoressa Kottanattu - abbiamo effettuato circa 1’300 tamponi a bambini sotto gli undici anni e solo una cinquantina è risultato positivo».
Ma con quale criterio si decide chi testare? «In questa fascia d’età testiamo secondo le raccomandazioni svizzere», precisa l’esperta. «I sintomi chiave sono febbre e tosse acuta forte». Con sintomi minori, invece, i piccoli vengono sottoposti al test solo nel caso abbiano un genitore positivo. Un evento, questo, che visto l’aumento repentino dei contagi registrato negli ultimi mesi non è così raro. «Appena un bambino ha un raffreddore e una persona nel suo entourage stretto è positiva viene strisciato. Al minimo sintomo e a qualsiasi età. È capitato con un bimbo di due anni».