Raffaele De Rosa risponde a un'interpellanza dell'MPS. «In ospedale sono eroi, in queste strutture vengono denigrati»
MENDRISIO - Ancora contagi e morti per coronavirus. La seconda ondata di coronavirus non si placa, anche in Ticino. E le case anziani restano il "punto debole". «La strategia messa in atto dalle autorità cantonali, medico cantonale in primis, e dalle direzioni delle strutture non permettono una tutela della salute degli ospiti delle case anziani». Era la premessa alla base dell’interpellanza presentata dal gruppo MPS-Pop-Indipendenti a cui oggi il direttore del DSS, Raffaele De Rosa, ha dato risposta.
Il Consigliere di Stato ha iniziato il suo intervento con una nota nei confronti dell'MPS: «Le sue interpellanze perseverano con toni denigratori nei confronti delle istituzioni e riprendono senza sosta gli stessi temi a cui si è già risposto. Non posso che deplorare le accuse infondate secondo cui la diffusione del virus sarebbe causata dalle negligenze del medico cantonale».
Poi, De Rosa ha voluto lodare gli operatori sanitari che da molti mesi «si stanno impegnando» nelle case anziani, ma «non vedono riconosciuto il loro lavoro». «Mi rattrista vedere come quelli che lavorano negli ospedali sono considerati degli eroi - ha aggiunto il direttore del DSS -, mentre in questa sala c'è qualcuno che denigra chi opera nelle strutture per anziani e fa terrorismo». Un'uscita che non è affatto piaciuta a Matteo Pronzini: «Il terrorismo è un reato federale. Se è vero che in questa sala c'è qualcuno che fa terrorismo, consigliere, faccia i nomi - gli ha risposto -. Così possiamo chiamare Cocchi e farlo arrestare».
Tornando nel merito dell'interpellanza, Raffaele De Rosa ha spiegato che gl insegnamenti imparati durante la prima ondata ora vengono messi in atto, anche nelle case anziani. «Al minimo sintomo i residenti vengono sottoposti al test. Anche la lista dei sintomi è stata aggiornata. Il tampone viene effettuato frequentemente, anche nel reparto e nelle stanze attigue, pure sugli asintomatici». Da inizio pandemia, secondo i dati di ADICASI (Associazione dei direttori delle Case per anziani della Svizzera Italiana), sono 684 i collaboratori risultati positivi al coronavirus, circa l'11% del totale. «Un dato in linea con quello della totalità della popolazione», ha precisato.
Sulle ospedalizzazioni degli anziani, l’MPS domandava al Governo «per quale ragione anche durante la seconda ondata, come è avvenuto nella prima, non si ospedalizzino i residenti positivi» e se «la decisione fosse stata presa anche stavolta dalle autorità cantonali». Ma il consigliere di Stato ha tagliato corto: «Da inizio pandemia ne sono stati ospedalizzati 94 (dati ADICASI). Non è mai stato ordinato da nessuno nessun divieto».