Il Governo ha definito l'81enne scomparso come «un maestro nella ricerca del consenso».
Ripercorrendo la sua carriera politica, il Consiglio federale ha ricordato Cotti come un predestinato: «Aveva la politica nel sangue. Lo si capì subito, sin da giovane. E da subito diede prova di pragmatismo e apertura».
BERNA - Il Consiglio federale ha accolto «con grande cordoglio» la notizia del decesso dell'ex consigliere federale Flavio Cotti, avvenuto ieri. Il ticinese, morto alla Clinica Santa Chiara di Locarno per complicanze legate al coronavirus, è stato spesso definito «un maestro nella ricerca del consenso», ricorda in un comunicato il Governo, porgendo nel contempo «sincere condoglianze» alla famiglia e ai parenti dello scomparso.
«Flavio Cotti aveva la politica nel sangue. Lo si capì subito, sin da giovane. E da subito diede prova di pragmatismo, apertura e soprattutto di quella sua capacità innata a voler e saper tessere reti anche tra campi avversi», scrive il Consiglio federale ripercorrendo la sua carriera politica culminata con l'elezione tra i sette saggi di Berna nel 1986.
Durante il suo mandato al Dipartimento federale degli affari esteri dovette affrontare dossier spinosi, come quello dei fondi ebraici. «Su questo tema mostrò con coraggio la sua chiara volontà di fare luce sulle ombre della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale», prosegue la nota.
Nei suoi anni in Consiglio federale Flavio Cotti diede prova di apertura e pragmatismo e dimostrò di non temere il cambiamento. Chi l'ha conosciuto e ha avuto occasione di lavorare con lui ama ricordarlo come un «conservatore con idee progressiste» e un «federatore». L’ex consigliera federale Ruth Dreifuss rammenta che fu Cotti ad avviare i primi passi della politica svizzera della droga e a lanciare le basi della LAMal, sottolinea ancora il comunicato.
Già nella serata di ieri numerosi politici - ticinesi e non - avevano espresso il loro cordoglio per la scomparsa dell'ex consigliere federale. Ignazio Cassis, che una ventina d'anni dopo copre la stessa carica di Cotti, aveva precisato che «il suo spirito politico soffierà per sempre nel Dipartimento degli affari esteri». Da parte sua il presidente del PPD svizzero Gerhard Pfister aveva reso onore alla «grande personalità» e al «grande statista a cui la Svizzera deve essere grata». In Ticino gli aveva fatto eco l'ex consigliere di Stato Paolo Beltraminelli che di Cotti ha ricordato le «capacità lavorative incredibili» che hanno «lasciato il segno in tempi politici molto diversi da oggi». Mentre per Luigi Pedrazzini, Flavio Cotti è stato semplicemente «uno dei politici più importanti nella storia ticinese e svizzera».