La Gioventù Comunista chiede biblioteche accessibili almeno agli studenti e indennizzi per i lavoretti saltati.
BELLINZONA / BERNA - Non va giù alla Gioventù Comunista (GC) la decisione del Consiglio Federale di chiudere, insieme a ristoranti e bar, anche biblioteche e musei. In un comunicato odierno, la formazione giovanile sottolinea in particolare come questa scelta ostacoli lo studio degli studenti in vista degli esami di gennaio e tolga agli stessi la possibilità di svolgere piccoli lavori accessori nelle strutture dedicate alla cultura. Il tutto, a suo avviso, senza che biblioteche e musei rappresentino un luogo particolarmente a rischio di contagio da nuovo coronavirus.
«Per quanto la GC sia convinta della necessità di lottare maggiormente contro la diffusione della pandemia, non può che riconoscere l’incoerenza e gli aspetti negativi di alcune di queste nuove misure», si legge nella nota. «La chiusura di strutture come le biblioteche, dove le mascherine sono obbligatorie e le distanze possono essere facilmente rispettate, risulta incomprensibile e ingiusta. Il mese di gennaio è infatti risaputo essere periodo di esami per tutti gli studenti delle scuole universitarie e le biblioteche sono un servizio fondamentale per moltissimi di loro», continua lo scritto. Il pensiero va in particolare agli studenti «provenienti da famiglie meno agiate», che non «vivono in condizioni favorevoli allo studio e all’apprendimento».
Il gruppo giovanile fa notare però altresì come biblioteche e musei siano «spesso e volentieri una fonte di guadagno per molti studenti che necessitano di un lavoro per potersi permettere gli studi»: «Privare questi studenti di tali risorse economiche comporta quindi ancora una maggiore selezione sociale e una maggiore precarizzazione dei giovani, la quale è già vertiginosamente in crescita e accelerata dagli effetti della pandemia sul nostro sistema economico», afferma.
E conclude: «La Gioventù Comunista deplora dunque questa mancanza di sensibilità sociale nei confronti degli studenti e si augura che strutture come biblioteche, ma anche aule studio e simili, vengano messe a disposizione almeno degli studenti e del personale universitario anche nel corso del prossimo mese, come fatto ad esempio nel Canton Ginevra durante le recenti chiusure delle biblioteche». Chiesto inoltre «un indennizzo per tutte le entrate mancate degli studenti a causa della impossibilità di lavorare, cosa che del resto dovrebbe valere per tutti quei settori toccati dalle chiusure forzate».