Intervista sul Covid-19 al discusso medico controcorrente Roberto Ostinelli: «Basta scappare dal virus».
Di recente il dottore ha lanciato una petizione indirizzata al Governo ticinese: «Mai stato un negazionista. Dico solo che tutti quei tamponi non servono a nulla. Ci sono altre vie».
MENDRISIO - Alcune prese di posizione di fuoco pubblicate sui social lo hanno fatto finire nella bufera. C’è chi lo ha etichettato come eretico. L’Ordine dei medici l’ha addirittura bacchettato pubblicamente. Roberto Ostinelli, classe 1977, è un dottore di Mendrisio che sul Covid-19 continua ad avere posizioni diametralmente opposte a quelle delle autorità. Di recente ha lanciato una petizione per chiedere al Governo ticinese di cambiare strategia nella gestione del virus. «Niente più chiusure – sostiene –, più prevenzione e più potere ai medici di famiglia».
Ricapitoliamo. Lei negli scorsi mesi è stato definito negazionista, addirittura complottista. Ora chiede una mini rivoluzione al Consiglio di Stato.
«Io non ho mai negato l’esistenza del Covid. E non sono mai stato un complottista. Ho avuto alcune reazioni forti sui social e mi scuso. Sono una persona tranquilla, ma di fronte a certe situazioni posso perdere le staffe anche io».
I contagi sono di nuovo alti, tante nazioni sono in lockdown totale o parziale, persino la Svezia si è "arresa". Perché il Ticino e la Svizzera dovrebbero fare i diversi proprio ora che c’è un vaccino?
«Perché stare chiusi in casa senza avere contatti sociali fa male. Non posso cambiare quello che si decide altrove, ma posso provare a fare sensibilizzazione qui in Ticino. Questa situazione la pagheremo cara a livello di depressione e di problemi psichici, di ansie. La salute mentale conta tanto quella fisica. Il lockdown poteva essere giustificabile in primavera, quando si era di fronte a una malattia sconosciuta. Nel frattempo nessuno ha sottolineato gli enormi traguardi raggiunti negli ospedali: si è riusciti ad abbassare dal 40% al 13% la mortalità dei pazienti in cure intensive».
Non ci risulta. Anzi...
«Lo riferisce uno studio britannico pubblicato dal National Health Service. Tranquillizzare la gente con notizie positive è il primo passo da fare».
In Ticino la mortalità globale è come a primavera (13%). È innegabile.
«Non nego nulla. Così come non nego che qualcosa a inizio novembre deve per forza essere successo vista l’impennata di casi anche in Svizzera. O abbiamo fatto qualcosa di sbagliato, o il virus è diventato più aggressivo. Dico solo che lockdown e chiusure non risolvono i problemi, li posticipano».
Gli ospedali sono pieni e il personale sanitario è stremato.
«Io penso che i medici di famiglia abbiano perso troppo tempo a fare tamponi. Test che generano solo numeri, neanche particolarmente indicativi. Quando in realtà hanno le capacità per occuparsi della presa a carico del paziente Covid, permettendogli in tanti casi di curarsi a domicilio. In questo modo sarebbero sgravati sicuramente anche gli ospedali. Il personale di cura è stremato e lo capisco. Ma non solo per i turni. Ci sono altri fattori da considerare, come le condizioni di lavoro e le rigide procedure da applicare in continuazione».
A un certo punto lei ha iniziato a insistere sulla vitamina D. Qualcuno le ha dato del ridicolo…
«Ci sono fior di studi che attestano quanto sia importante la vitamina D. È chiaro che da sola non risolve il problema del Covid. In Svizzera in inverno il 50% della popolazione è carente in vitamina D. E si sa che c’è una relazione tra la vitamina D e il nuovo coronavirus. Più in generale un’alimentazione sana e uno stile di vita basato sul movimento possono aiutare nel vivere meglio qualsiasi malattia. Anche il Covid. Magari uno lo prende, ma in forma più leggera, o con un decorso meno traumatico. Sono cose che non penso solo io. Si stanno portando avanti importanti ricerche a livello internazionale».
Poche personalità mediche finora hanno approfittato della pandemia per fare un discorso di prevenzione basato su uno stile di vita sano. Perché?
«E lo chiede a me? Non lo so. Lo trovo un peccato. Anche perché il mondo è pieno di virus. In futuro potrebbero capitare altre pandemie. Non possiamo ogni volta chiudere la gente in casa».
Il “liberi tutti” non paga. La gente appena torna alla normalità non si comporta bene.
«Si comporta male perché in generale è esasperata. La scorsa estate si davano i numeri ogni singolo giorno, anche quando erano a zero. Ed erano le autorità a diramarli. Che senso aveva? Questo continuo bombardamento di informazioni ha creato un clima d'insofferenza».
Lei se l’è presa anche con la mascherina…
«Sui mezzi pubblici, ad esempio, va usata assolutamente. E poi, appena si scende, va buttata. Non ha senso un uso generalizzato della mascherina perché la gente la gestisce male. Ci si tocca di continuo, la si cambia ogni 3 o 4 giorni. Così non serve a niente. Anzi, ho il dubbio che in questo modo il virus generi solo false sicurezze e si propaghi ancora di più».
La vita sociale al momento è quasi immobile.
«Se chiudiamo tutto, le persone hanno poche relazioni ed entrano in stati depressivi. E gli stati depressivi abbassano le difese immunitarie. Non me lo sto inventando. È questo che vogliamo? Lo stress di ciò che ci capita si ripercuote per forza sullo stato fisico. E allora sì che siamo più vulnerabili di fronte a qualsiasi virus».
Concretamente, vitamina D a parte, quale sarebbe l’alternativa?
«Io tra i miei pazienti non ho mai avuto morti da Covid-19. Ho semplicemente cercato di fare del mio meglio affinché i malati potessero vivere la malattia a casa, circondati dagli affetti. È chiaro che dovrebbe cambiare anche una concezione del mondo del lavoro. Se un lavoratore annuncia al capo di avere un parente malato di Covid deve potere stare a casa senza trovare resistenze dall’altra parte, visto che siamo in una situazione di pandemia. Ma isolare le persone per dieci giorni in una stanza lo trovo disumano».
Cosa chiede alle autorità?
«Di essere ascoltato. Questa privazione della libertà apparentemente sembra utile, ma rischia di essere deleteria. Vedo bambini che di persona non parlano più con i nonni, ma lo fanno solo su video chiamata. Stiamo terrorizzando le nuove generazioni. E anche gli stessi anziani. Perché li stiamo proteggendo dal Covid, ma li stiamo lasciando nell’isolamento, nella solitudine. Mettiamoci in testa che la maggior parte della popolazione, in un modo o nell'altro, il Covid lo farà. Non lo si può evitare. E allora impariamo a convivere da subito con questo virus. Senza più seminare paura».