La diffusione abusiva di scatti sexy ha conosciuto un forte aumento durante la pandemia
Con conseguenze pesanti come testimoniano alcune giovani, inconsapevoli, vittime. Il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi: «Un fenomeno particolarmente odioso e pericoloso»
LUGANO - Il termine “revenge porn” indica la diffusione di materiale a sfondo sessuale con l’intento di rovinare la reputazione di vittime ignare e non consenzienti. Molte di esse hanno riferito che l'impatto della diffusione illecita su larga scala di scatti privati - via messaggistica istantanea e social network per lo più - è paragonabile a quello di una vera e propria violenza sessuale.
Vendetta e vergogna
In molti Paesi si sono verificati episodi di vendetta pornografica assumendo, talvolta, contorni drammatici: la morte delle vittime. «A Mary piaceva ricevere attenzioni dai ragazzi, mandava i suoi scatti agli amici, per sentirsi “sexy” o ricevere approvazione. Dopo che i video e le foto hanno iniziato a girare è caduta in depressione. Si è tolta la vita senza dirci nulla», ricorda Anna. Tra le testimonianze cogliamo che il “revenge porn” è a tutti gli effetti un abuso sessuale tramite immagini, subdolo e atroce, che logora la vita delle vittime, costringendole alla vergogna.
“Voglio punirti”
Negli ultimi mesi, complice il lockdown, si è verificato un incremento di gruppi social che raccolgono immagini di ragazze, spesso minorenni, rubate dai loro profili virtuali. L’intento è solo uno: la vendetta. Gli utenti allegano alle foto e ai video informazioni private della vittima ignara: «Il mio ex ha condiviso sui social le mie immagini, ha scritto il mio nome e cognome… In poche ore ho iniziato a ricevere messaggi da sconosciuti, mi insultavano. Poi i biglietti sulla mia macchina, parole oscene, e infine in ufficio, dove sono arrivate le mie foto. Ho perso tutto. La mia dignità, il mio lavoro, la stima della mia famiglia», sottolinea Sonia. Ma ad essere bersagliate non sono solo le donne, sempre più spesso la vendetta pornografica colpisce anche gli uomini come nel caso di Mirco: «La mia ex ha condiviso per “scherzo” le mie foto private con i miei contatti, all’inizio non ci ho fatto caso. Mi sentivo ridicolizzato. Tutt’ora soffoco la vergogna, non ho mai avuto il coraggio di sporgere denuncia».
Scandali senza barriere
Durante il lockdown i casi di “revenge porn” sono aumentati esponenzialmente, molti hanno incoraggiato le vittime a denunciare questo fenomeno scabroso, a fidarsi delle Istituzioni. Al Parlamento Europeo di Bruxelles si è discusso di cyberbullismo e vendetta pornografica, in tempi di pandemia Isabella Tovaglieri, membro titolare della Commissione FEMM (Gender equality and women’s rights) ha presentato una interrogazione parlamentare: «Solo con lo sforzo delle istituzioni sarà possibile contrastare questi fenomeni odiosi che non conoscono barriere». A oggi, i Paesi dove il “revenge porn” è punito con una specifica disciplina penale sono Italia, Australia, Canada, Filippine, Giappone, Israele, Malta, Regno Unito e alcuni Stati americani. L’auspicio è che questo fenomeno venga perseguito con maggior forza ovunque.
Gobbi: «Ecco le "chiavi" legislative per colpire gli autori»
«Si tratta di un fenomeno particolarmente odioso» afferma il direttore del Dipartimento delle Istituzioni, Norman Gobbi. «Tutti capiscono quanto sia pericoloso. È un riflesso non voluto dell’evoluzione tecnologica e di quanto quest’ultima incida su ognuno di noi. Spesso in termini positivi, ma purtroppo anche – come per il “revenge porn” – in termini estremamente negativi». Gobbi ricorda come la scuola in Ticino stia svolgendo attività molto interessanti e importanti. «Cito l’esempio del progetto del Centro di risorse didattiche e digitali del Decs del “Teatro forum”. Si tratta, mi si passi il termine, di “educare”, nel senso di creare responsabilità tra i giovani inseriti pienamente nell’era digitale.
Con la creazione da parte del Governo del gruppo “Cybersicuro” si è inoltre tematizzato a un livello superiore tutto il campo della sicurezza digitale. «Nel campo legislativo - fa notare ancora Gobbi - l’idea di legiferare in modo puntuale sul “revenge porn” può sembrare buona “da fuori”, ma poi difficile da applicare, perché questi reati sono complessi e racchiudono situazioni molteplici. In Svizzera il contrasto può avvenire attraverso tre reati ben definiti dal Codice penale: “dei reati contro l’onore” (art. 176): “Diffamazione” (art. 173) e “Calunnia” (art. 174). Dentro questi articoli si trovano tutte le chiavi per poter colpire gli autori».